LA GAZZETTA DELLO SPORT (P. Condò) – Viaggio dentro la crisi dei rivali rossoneri, mentre i senatori organizzano cene per trovare soluzioni…
LA GAZZETTA DELLO SPORT (P. Condò) – Il Barcellona subisce gol da 13 partite consecutive, ed è evidente che i suoi problemi cominciano da lì, come riporta la Gazzetta dello Sport. Il Barça è in crisi, ma il Milan farà bene a memorizzare le cinque ragioni dell’eclisse catalana, perché è lavorando su queste che potrà perfezionare una qualificazione ai quarti di Champions League molto ben avviata. 1 Guida debole. Pep Guardiola aveva in Tito Vilanova un grande secondo: maestro di tattica e inventore di mosse in tempo reale, Tito aggiungeva opzioni alle scelte del suo capo. Quando la malattia l’ha costretto ad allontanarsi, si è capito che nemmeno per un gioco ossessivamente ripetuto come quello del Barça basti il pilota automatico. 2 Recupero pigro. La prima peculiarità del gioco blaugrana, ciò che ha reso dominante il suo possesso palla, è l’organizzazione delle posizioni per recuperare la sfera nei tre secondi successivi alla sua perdita. L’operazione richiede riflessi fulminei, e dunque una concentrazione totale. Già l’anno scorso, al tramonto dell’era Guardiola, si era notato un certo allentamento; con Tito il processo ha accelerato, diventando evidente sotto la guida di Roura. 3 Condizione giù. Quest’anno la sconfitta di San Siro è stata il cancello d’entrata nel periodo fisicamente down. E qui l’assenza dell’allenatore non c’entra, perché i carichi obbediscono a tabelle stilate in estate. Stasera ci faremo un’idea se il Barça sia fisicamente ripartito o no. 4 Equivoco Cesc. Quando emigra a Londra sedotto dalle proposte dell’Arsenal, anno di grazia 2003, Cesc Fabregas è un regista che parte da posizione bassa esattamente come Xavi. Nell’estate del 2011 il figliol prodigo Fabregas viene recuperato alla Catalogna, ma quello che si ripresenta al Camp Nou non è più l’erede del maturo Xavi, bensì una copia dell’ancora giovane Iniesta. 5 Messi o niente. Quando prende in mano il Barça, Guardiola dice a Messi «con me segnerai tre gol a partita». Pare un’iperbole, è diventata quasi una regola: Leo continua a battere e ribattere ogni record di prolificità, ma contro l’organizzazione delle difese italiane, però, Messi ha dimostrato di faticare. Avrebbe bisogno di uno specchietto per le allodole, un altro attaccante che richiami su di sé le attenzioni della difesa, sbilanciandola, ma Leo non trova alleati.