RASSEGNA STAMPA. GAZZETTA DELLO SPORT – Non male, per essere uno che non «capisse un casso». Fortunatamente per lui, Massimiliano Allegri ha una visione calcistica più equilibrata rispetto al suo presidente. «Sono disperato, abbiamo sei titolari fuori», era stato il grido di dolore del Cavaliere nel tardo pomeriggio di ieri dagli studi di «Porta a porta». Max invece è uno che non si dispera mai. Non l’aveva fatto nemmeno dopo la sconfitta con la Fiorentina, quando tuttsi attendevano che Berlusconi avrebbe posto la parola fine alla sua avventura in rossonero. Allegri è uno che non si dispera, così come non ama esaltarsi. La partita di ieri ne è stata (l’ennesima) dimostrazione. Una partita in cui è stato evidente il lavoro dell’allenatore che prepara maniacalmente ogni singola situazione. Ha funzionato la gabbia su Messi. Hanno funzionato le ripartenze. Ha funzionato il filtro in mediana. Hanno funzionato la scelta di Pazzini dal primo minuto e il cambio di Niang. Max non si è mai scomposto. Nemmeno nella seconda metà del primo tempo, quando il Barça ha schiacciato il Milan negli ultimi trenta metri. Allegri ha conquistato la vittoria più prestigiosa della carriera e ora è buffo pensare a quante volte è stata usata la parola alieni per descrivere gli avversari. Com’è definibile, allora, un allenatore che ha sconfitto gente di altre galassie? Forse semplicemente con nome e cognome, come ha urlato la Curva Sud dopo il secondo gol. Ora Allegri fa parte del ristrettissimo olimpo di tecnici che lungo una stagione possono raccontare ai parenti di aver sconfitto i marziani. Prima di lui, quest’anno, soltanto Mourinho (Real), Lennon (Celtic) e Montanier (Real Sociedad). Com’è lui a fine partita? Equilibrato, ovviamente. Magari un po’ in trance agonistica, come chi non è ancora riuscito a stringere per bene fra le mani la portata dell’impresa. E mentre Muntari assicura che «il migliore in campo è stato lui, il mister», Max divide ovviamente tutti gli onori: «Abbiamo avuto il merito di non disunirci, è una vittoria meritata. Sfortunatamente non serve a passare il turno, perché dovremo essere bravi anche a Barcellona: l’approccio dovrà essere lo stesso, la mentalità pure, ma dovremo essere ancora più lucidi. Questa è una vittoria di tutti, dai giocatori al presidente. Quando andavamo male la società innanzitutto ha avuto la forza di tenermi, e poi ha dato fiducia a questi ragazzi, inserendo anche un innesto importante come Balotelli».