RASSEGNA STAMPA. TUTTOSPORT – Uomo mercato per eccellenza e futuro pilastro della Nazionale di Prandelli, Angelo Ogbonna parla a Tuttosport del Torino, del suo presente ma anche del suo futuro, un futuro che sarà ancora a tinte granata.
Angelo Ogbonna, dal palco di Sanremo al ritorno in campo con la vittoria: è stata una settimana da protagonista.
«Sì, è stata importante per tanti aspetti. Per me in primis perché rientravo da due mesi difficili, dopo tanti esami per trovare una diagnosi. E per la squadra: dovevamo dare un segnale forte all’ambiente, siamo tornati a vincere. E vogliamo proseguire».
Come sta ora fisicamente?
«Per fortuna sto bene, sono contento di essere tornato».
Quanto le serve per essere al top? E tornare più forte di prima?
«Sarà il tempo a dirlo. In verità io non ho ancora trovato il mio top, non mi pongo limiti…».
Ha ritrovato un Torino che sta scalando posizioni in classifica.
«Abbiamo mantenuto un cammino costante. Ho sempre detto che il Torino non è fatto di singoli, ma di un gruppo che si amalgama. E poi i risultati arrivano».
Quella granata è la terza miglior difesa della serie A: il segreto del muro?
«Il sacrificio comune, partendo dalle punte. In base anche al nostro gioco, la fase difensiva inizia con la punta che viene in aiuto dei centrocampisti e dei difensori. Così si facilita il nostro compito».
Quanto ci avete messo voi e quanto Ventura?
«È stato un lavoro abbastanza lungo, è durato un anno e mezzo e ha coinvolto non solo l’aspetto tecnico ma pure umano. Il segno di Ventura è stato positivo perché ha portato costanza nel lavoro e nella serietà. E quando c’è serietà le cose si vivono con più serenità».
Ma lo sa che nel 2013 in campionato il Torino ha fatto un punto in più della Juventus?
«Non lo sapevo, ma non mi interessano le altre squadre, parliamo di due classifiche diverse. Io faccio parte del Torino e guardo alla mia classifica: è molto facile esaltarsi dopo una vittoria o abbattersi dopo una sconfitta. Noi continuiamo il nostro cammino sapendo che la priorità è la salvezza. Non mi permetto di dire qualcosa di più…».
Questo Torino può regalare soddisfazioni ai tifosi magari battendo una big o vincendo il derby?
«Lavoriamo per dare soddisfazioni ogni giorno ai nostri tifosi: loro sono sempre stati un nostro grande supporto. Posso dire senza paura di essere smentito che difficilmente si vede in Italia una tifoseria come la nostra. Noi non vogliamo battere solo big, ma tutte le squadre. Vogliamo fare la partita in ogni frangente cercando di portare qualcosa di positivo, come la promozione l’anno scorso o la salvezza quest’anno. Uno vive per rimanerci in A, non è facile, ci vuole più attenzione, qualità e sacrificio».
Domenica Bianchi ha quasi parlato di addio: come sarà il Toro senza il suo capitano?
«Sinceramente non è un problema di cui parliamo nello spogliatoio. Siamo molto coesi, lui è punto di riferimento come tutti, ma nel Toro non esiste un solo capitano, ne esistono 12, o meglio 26, tanti quanti i giocatori in rosa. Ognuno cerca di dare il meglio per aiutare gli altri, questa è la forza del gruppo. Ogni giocatore ha il proprio valore, che sia Bianchi, Barreto, Cerci, D’Ambrosio o l’Ogbonna della situazione e merita rispetto per quello che ha fatto e farà per il Toro».
E s’immagina il Torino senza Ogbonna?
«No, oggi come oggi non c’è un Torino senza Ogbonna. Sinceramente, dopo 10 anni, mi è difficile immaginarmi da qualche altra parte. Sono cresciuto in questa città e in questa piazza. Credo di aver dato e di continuare a dare molto. A volte mi imbarazza persino dirlo perché preferirei esprimere il mio amore per questa maglia attraverso il campo e non con le parole. Mi sento adottato dal popolo granata e lo ringrazio come ringrazio il presidente che mi ha dato fiducia e permesso di diventare quello che sono, oltreché l’allenatore, che ha saputo trovare in me l’input giusto per far emergere e accrescere le mie qualità».