IL MESSAGGERO – RASSEGNA STAMPA – (G. De Bari) – Ci sono partite che portano dritto all’inferno, con biglietto di solo andata. Da anni la Lazio non vince il Palio, impresa che riesce alla formazione bianconera, pilotata, con ottimo senso tattico, da Iachini. Quello che, al contrario, manca a Petkovic il quale presenta una improponibile difesa a 3, che mai ha garantito buone prove. Inoltre, schierando Ciani sulla sinistra, manda il francese allo sbaraglio facendogli rimediare una figuraccia. Incrociando spesso le piste del felpato, tecnico e agile Rosina, il difensore gallico, commette 3 falli nello spazio di pochi minuti, si prende un’ammonizione e, soprattutto, è in ritardo nelle diagonali in occasione dei primi 2 gol. Errori tattici gravi dell’allenatore bosniaco che, oltre a peccare di presunzione, in pratica, consegna la partita agli avversari, molto più determinati, organizzati e bravi a coprire bene ogni zolla di terreno. La Coppa, come hanno dimostrato Juventus, Napoli e Inter, lascia scorie sia nelle gambe, che nella testa. E anche i biancocelesti, che appaiono flaccidi e intimoriti, pagano il dazio all’Europa. Konko non chiude mai sulle incursioni vincenti di Rubin, autore di entrambi i cross che portano ai gol, Dias è sempre fuori posizione e svirgola facili palloni, Gonzalez è spaesato, Candreva effettua gli unici 2 tiri nel primo tempo, ma non riesce mai a cambiare passo, Lulic è preoccupato di presidiare la zona e non attacca, Hernanes gioca troppo basso per entrare nel cuore della manovra. Un quadro desolante. Alla mezzora Petkovic decide di correggere l’assetto suicida, così toglie Ciani e inserisce Pereirinha, ripristinando la collaudata e più affidabile difesa a 4 davanti a Marchetti, non impeccabile sul guizzo vincente, sotto misura, di Rosina che realizza il 2-0. La formazione biancoceleste, però, appare sempre troppo compassata e rumina calcio effimero senza dare l’impressione di poter affondare i colpi. I bianconeri senesi, votati al pressing e al raddoppio, non lasciano spazi, riconquistano facilmente palla a metà campo e controllano l’incontro con imprevedibile facilità. La prima frazione della Lazio è tra le peggiori in assoluto di questa stagione: mancano personalità, determinazione, concretezza. La Lazio non cambia ritmo neppure nella ripresa, marca solo una sterile supremazia territoriale che non produce alcun effetto. Uno squallore tecnico da rabbrividire, troppo brutto per essere vero, difficile da credere per chi ha negli occhi ancora la bella serata tedesca. Al 15’ la difesa completa la serataccia, regalando la terza rete: Emeghara, il nuovo protagonista del campionato (quarto centro in 3 partite), brucia sullo scatto il piantato Biava, e firma la sua splendida doppietta. E’ l’episodio che spegne le residue illusioni laziali e ne certifica la disfatta. Una pregevole punizione di Hernanes (deviata in corner da Pegolo) è l’unico tiro nello specchio della porta, in tutto il secondo tempo, mentre un gran tiro di Ederson accarezza la traversa. Tutto qui, tutto dopo un 3-0 che non ammette alibi (nonostante le assenze, seppure importanti, di Ledesma, Mauri, Klose). Il Siena, rivitalizzato da Iachini, dopo aver sconfitto Sampdoria e Inter, prende i 3 punti anche alla Lazio, lascia l’ultimo posto della classifica e torna a sperare nella salvezza. Per la Lazio, raggiunta al terzo posto dal Milan, alla quinta giornata consecutiva senza vittorie, continua il momento delicato in campionato e continua pure il tabù-Siena. Deve ritrovare in fretta identità e smalto, a cominciare dal ritorno di Europa League di giovedì. Sperando che questa batosta non lasci il segno.