LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il Presidente ha telefonato al tecnico che ha la sua fiducia a prescindere dal Milan: “A lui è concesso sbagliare”…
RASSEGNA STAMPA – (A. Elefante) – Il Presidente Moratti ha parlato, e in modo più unidirezionale del previsto: spalle al muro da ieri c’è la squadra almeno quanto Stramaccioni. Anzi: più la squadra che Stramaccioni. “Perché in campo a Firenze c’erano undici giocatori, non l’allenatore“. Anzi, quegli undici (più i tre della ripresa) era come se non ci fossero, “in campo c’era solo una squadra e dall’altra parte una squadra che subiva e basta. Roba da no comment: inutile parlare di errori perché l’errore è generale”. Perché l’allenatore sarà anche giovane e inesperto, “ma non mi sembra che siano tutti suoi gli errori che hanno fatto sì che si perdesse ieri”. Ora Moratti si aspetta “un derby combattivo, certamente. Mi auguro e penso che sarà un derby combattuto”. E quell’augurio suona più come pretesa che come auspicio. Gestire correttamente un gruppo significa anche riceverne risposte concrete, e questo dipenderà da Stramaccioni, ma fino ad un certo punto. Ieri Moratti, oltre a confermare a Stramaccioni la sua fiducia a prescindere dal risultato del derby (“Ma che discorsi sono?”), anche con una lunga telefonata e parole di grande conforto e carica, ha voluto dare un segnale preciso: ricordando in modo che raramente era stato così diretto che questa è sì una squadra della quale si è appena cominciato a costruire un futuro diverso, ma c’è pure un presente da onorare. Anche Stramaccioni deve dare un segnale di non recidività ma, ha precisato ancora il Presidente, “è un allenatore che ha iniziato quest’anno a farsi un’esperienza di tipo totalmente diverso da quella precedente, quindi gli è concesso anche di fare degli errori”. Alla squadra da ieri molto meno e molti meno. Soprattutto domenica sera.