Il faraone domani sarà in campo contro l’Olanda
NAZIONALE – Sono i nuovi gemelli del gol, i rappresentanti di un’Italia che cambia, la prima coppia d’attacco italoafricano della storia azzurra: Stephan El Shaarawy e Mario Balotelli, 42 anni in due e tanti sogni nel cassetto. «Siamo un esempio e un bene per tutto il calcio spero che altri lo seguano. È importante integrarsi e dare fiducia ai giovani, io ho 20 anni, Mario 22, una cosa significativa per il calcio italiano, credo anche che faccia invidia agli altri campionati. L’Italia deve credere nei giovani e investirci di più, pure la B è piena di talenti».
Il nuovo che avanza: «I giocatori che hanno cognomi stranieri e si integrano nel nostro calcio possono aprire una via importante. Con Mario abbiamo legato subito già dalla prima convocazione, è molto simpatico. Se abbiamo commentato le dichiarazioni di Paolo Berlusconi sul ‘negrettò riferito a lui? No perchè non le lette. Sono davvero contento di giocarci assieme e non conta chi segna tra me e lui, nessun invidia, l’importante è vincere col Milan e in azzurro. Il sogno è vincere un Mondiale. Abbiamo caratteristiche diverse, Mario è più tecnico, io più rapido, quindi l’intesa c’è. Ma non dobbiamo esaltarci troppo perchè nel calcio basta poco per cadere. D’ora in poi con lui avrò meno pressioni o segnerò meno? Premesso che mai ho sentito la pressione perchè l’allenatore e i compagni mi hanno sempre aiutato, sono felice che Mario sia arrivato, ci farà fare un ulteriore salto. Sa fraseggiare come pochi e quindi mi permetterà di arrivare al tiro di più, Balo ha qualità e sostanza e io so sempre mettermi a disposizione, mi piace molto sentir dire che so anche aiutare la squadra, per questo apprezzo i complimenti di Prandelli che sono gli stessi di Allegri».
Sul ruolo: «Mi piace partire largo a sinistra, Allegri ha cambiato modulo per esaltare le mie caratteristiche: lo scorso anno giocavamo con il 4-3-1-2, ora puntiamo sul 4-3-3, ma potrei trovarmi bene anche nel 4-4-2».
Il punto di riferimento: «È sempre stato Kakà, mi paragonavano a lui per la progressione»