IL MESSAGGERO – RASSEGNA STAMPA – Arrivò nell’estate del 2007 tra gli schiamazzi, se ne è andato via due giorni fa all’Atalanta in punta di piedi, quasi piangendo e lasciando un gran bel vuoto all’interno dello spogliatoio della Lazio, ma anche tra i tifosi. Lionel Scaloni, detto El Toro, ha vestito 68 volte la maglia biancoceleste. Appena segnato il gol del vantaggio sui bianconeri, una rete fondamentale, il Tata Gonzalez ha rinunciato alla sua classica esultanza con lo scarpino per andare diretto nella zona della panchina, prendere la maglia di Scaloni e farla vedere a tutto lo stadio e festeggiare insieme a lui. Gliel’aveva promesso: se segno, segni anche tu. Un modo per salutarlo, ma soprattutto per rendergli omaggio in grande stile, visto che quattro giorni fa, quando è partito di fretta e furia per andare a Bergamo, non c’è stato il tempo giusto per salutarsi. Già perché Lio o Scalo, i due modi affettuosi con cui lo chiamavano a Formello, non è stato solo un buon giocatore, ma soprattutto una presenza costante all’interno dello spogliatoio. Il vero confessore, e non solo per i giocatori. Martedì, mentre era davanti alla tv a tifare per i compagni, ha visto la scena di Gonzalez e si è messo a piangere come un bambino: “Caro Tata me hai fatto piangere. Adesso me sono accorto di quanto ero importante per voi. Porterò sempre in una grossa parte del mio cuore i principi di essere laziale”. Per Lio non è stato un addio, ma un arrivederci. A fine stagione deciderà se continuare a Bergamo oppure rientrare nella capitale dove Lotito lo aspetta per farlo entrare nella Lazio, come dirigente o come allenatore.