LA GAZZETTA DELLO SPORT – La sfuriata può costare cara al tecnico. L’allusione del d.g. all'”arbitro napoletano” scatena l’ira di Figc e Aia…
RASSEGNA STAMPA – (F. Ceniti) – La gazzarra al fischio finale, la squalifica di Conte che appare inevitabile, le frasi pronunciate a ‘freddo’ da Marotta. Ecco gli argomenti più gettonati nelle conversazioni di ieri tra i vertici della Federcalcio e quelli dell’Associazione italiana arbitri. Nessun commento ufficiale, ma lo sconcerto è evidente. Giudicata ‘grave’ la sparata di giocatori e Conte contro Guida e i suoi collaboratori. E soprattutto è smentita categoricamente la frase riportata dal tecnico bianconero sull’arbitro: “Mi ha detto che non se l’è sentita. E’ una vergogna”. La ricostruzione di quanto accaduto è diversa, nessuno accusa Conte di aver inventato le parole, ma ci sarebbe stato un equivoco. Forse l’allenatore ha ascoltato solo una parte della spiegazione data dal direttore di gara ai suoi giocatori: “Per me il tocco è involontario, non mi sento di concedere un rigore così”. Una frase che ha un senso totalmente opposto a quello (grave) della prima versione. E comunque non è stato questo episodio a fare arrabbiare di più i vertici di Figc e Aia: sono state le parole di Marotta a essere giudicate “inconcepibili e lesive di un’intera categoria”. Insomma, la sensazione è che il giudice sportivo già oggi possa presentare un conto salato a Conte e qualche giocatore, mentre per Marotta potrebbe aprirsi la strada del deferimento. Partiamo da qui anche per spiegare come mai Nicchi e Braschi considerano l’uscita del d.g. bianconero (“Guida è napoletano, non può dirigere la Juve. La designazione è sbagliata”) da censurare “senza se e senza ma”. Se si applicasse il sistema Marotta, si fa notare, ci sarebbero dubbi e sospetti praticamente sempre. Gli arbitri sono professionisti e nel momento in cui raggiungono certe categorie azzerano qualunque simpatia. Il regolamento vieta la direzione delle gare che riguardano la squadra della sezione di appartenenza. Quindi uno di Torino non può fischiare Toro e Juve (come Rosetti) e uno di Milano Inter e Milan. Ma uno di Bergamo (Mazzoleni, ad esempio) sì, mentre Marotta nella sua uscita sosteneva come “un arbitro di Novara non può mica essere designato per noi”. E invece può. Ma non è questo il punto importante. Se passasse il teorema Marotta si arriverebbe a una situazione ingestibile: se per Russo (di Nola) e Guida la Juve diventa vietata, allora lo è anche per Valeri e Doveri (sono di Roma) e in un certo periodo anche per Rocchi (è di Firenze). E se spostiamo il mirino nella zona salvezza diventerebbe un caos: Rizzoli (di Bologna), Mazzoleni (di Bergamo), De Marco, Massa e Bergonzi (Chiavari, Imperia e Genova) sarebbero esclusi da quasi tutte le sfide. Insomma, se il sospetto diventasse regola, allora gli arbitri bisognerebbe cercarli in Svizzera. Ecco perché l’uscita a freddo di Marotta ha fatto più rumore rispetto alle proteste adrenaliniche di Conte (condannate pure quelle, ma almeno comprese visto il momento). Potrebbe quindi scattare un deferimento. Oggi pomeriggio, invece, è in arrivo il giudice sportivo. Conte ha aggredito verbalmente l’arbitro, urlando “vergogna” e protestando in modo plateale. Uno stop di due giornate sembra l’ipotesi più plausibile, ma molto dipenderà dal referto di Guida. La squalifica, potrebbe essere anche più lunga. Ieri sera Conte ha detto: “Gli arbitri italiani sono la migliore squadra al mondo. Ci sta che si sbagli, l’importante è che accada nella massima serietà”. A rischio pure Bonucci, Vucinic, Chiellini (piombato in campo dalla tribuna) e Nedved. Le ipotesi vanno da una forte multa (sicura per la società) a partite da saltare.