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TORINO. VENTURA: “Il Toro è eccitante. Mi ha ringiovanito”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – “I risultati con i granata e un nuovo amore sono un elisir di lunga vita. Alleno altri 10 anni”…

RASSEGNA STAMPA – (F. Velluzzi) – Per Giampiero Ventura Torino è la svolta. “Lo scorso anno mi sono separato da mia moglie. Ora sto con un’altra persona, più giovane di me, mi ha ridato la vita”. Con questo entusiasmo, a 65 anni, Ventura sta cambiando il Torino. Che non è più la squadra che soffre ed è sfottuta dai cugini della Juve. Ora mette paura proprio grazie a quel navigatore esperto di città. “Tra noi e la Juve ancora non c’è contrapposizione, è la squadra più forte. La Juve è il potere economico, noi la storia. Certo, a Torino ci sono più tifosi granata. Noi abbiamo cominciato un percorso di crescita che, quando sarà completato, ci porterà a contrapporci a loro. Chiaro, se mi si parla del derby dell’andata un po’ mi girano perché dopo 35′ hanno cacciato Glik“.

Ha detto Glik. Con Darmian, Basha, D’Ambrosio è una delle rivelazioni della squadra che ha sbancato Pescara.
“Esatto. Questa è la chiave. Sono esordienti o quasi. Pensi che D’Ambrosio un anno fa lo fischiavano, non poteva stoppare un pallone e dicevano che non era da Toro. Darmian oggi è una realtà, uno da big. Ma quando domenica l’ho tenuto fuori, proprio per far giocare D’Ambrosio, mi ha detto “Mister fa bene”. I miei ragazzi hanno anteposto il noi all’io”.

Eh no, questa l’ha rubata a Conte. E’ il suo dogma…
“O, magari, Conte l’ha presa da Ventura“.

Lei ci va al ristorante del fratello di Conte?
“Qualche volta a far colazione. Abito in centro. Ma lavoro tanto per il Torino. Esco dalla sede dopo le 8 di sera. Sa che c’è? Che mi diverto. Se poi la palla frulla, mi eccito anche un po’. Ci sono cinquantenni che sembrano vecchissimi e sessantenni che sono giovanissimi. La carta d’identità non conta. Vince l’idea, l’adrenalina, l’umiltà di mettersi in discussione”.

Come ha fatto a trasferire questi concetti a giocatori che hanno 40-45 anni meno?
“E’ difficile. Oggi c’è Facebook, Twitter, l’iPad. Sono immersi nelle loro cuffiette e se li lasci fuori due partite chiedono di cambiare aria. Ma la loro cultura è migliorata e capiscono se uno è vero o finto. Il giocatore ha bisogno di parlare, di rapportarsi. La gestione è difficile, bisogna trovare le chiavi di accesso. Loro mi hanno dato disponibilità e questa è la cosa fondamentale”.

Grazie. Ha i suoi fedelissimi: Gillet, Cerci e ora Barreto…
“Questa è una vecchia storia che voglio smentire. Ho più di 1000 panchine, sa quanti calciatori ho allenato?”.

Come ha convinto Ogbonna a fare un altro anno in granata?
“Sì. Gli ho spiegato che è meglio se in una big ci arriva dalla porta principale. E lui, un ragazzo intelligente, sarà il centrale della Nazionale. Stessa cosa penso di Verdi. Ora deve andare a giocare, tra sei mesi sarà il nostro esterno offensivo. Sui giovani stiamo facendo bene. Credo in Stevanovic e Suciu. Non possiamo comprare a certe cifre”.

Lei ha la 5ª difesa della A: 24 reti subite. Come si fa?
“Grazie agli attaccanti che si sacrificano tantissimo”.

Dal mercato si aspetta altro?
“Se qualcuno esce, qualcuno entra”.

Domenica va a San Siro. Pensa di giocarsela?
“Abbiamo la consapevolezza che se vogliamo possiamo ritagliarci degli spazi. Siamo ancora in due mondi diversi, ma con l’umiltà si può arrivare”.

Torniamo a lei: si è arrabbiato di brutto quando è stato tirato in ballo sulle scommesse…
“Ho querelato. Sono troppo serio. Non permetto queste intrusioni. Poi qualcosa va cambiata. Chi viene scoperto a vendersi le partite va radiato. Ma se all’ultima giornata a entrambi serve un punto bisogna capire che la trance agonistica è diversa”.

Se le nominiamo il signor Iacovelli indagato a Bari, factotum dei giocatori, che l’ha accusata di fronte ai pm, che dice?
“Che è entrato in una cosa più grande di lui”.

Ventura, chiudiamo: per quanto allena ancora?
“10 anni. Va bene?”.

Redazione Sportiva