IL MESSAGGERO – RASSEGNA STAMPA – (M. Ferretti) – La Roma si è inceppata dopo la quaterna rifilata al Milan, la sera del 22 dicembre. Dopo la sosta natalizia, la squadra di Zeman ha dimenticato come si fa gol. Basti pensare che nel nuovo anno, in campionato, i giallorossi non hanno ancora vinto una partita: sconfitta a Napoli, ko a Catania e pareggio casalingo all’Olimpico contro l’Inter. Due soli gol all’attivo, quello di Osvaldo al San Paolo e il calcio di rigore trasformato da Totti contro i nerazzurri di Stramaccioni. Lamela, ad esempio, nelle ultime tre partite è rimasto a digiuno; Osvaldo ha firmato un gol tanto bello quanto inutile a Napoli; Totti ha interrotto il digiuno dal dischetto, realizzando il primo calcio di rigore della stagione. Ma il dato che maggiormente risalta è che la Roma, nel 2013, ha costruito davvero poco. O se l’ha fatto, come a Napoli, non è stata capace di concretizzare. Di fronte ad una situazione del genere, sarebbe sbagliato rintracciare colpevoli e innocenti. Non può non esserci un concorso di colpa tra chi gestisce e allena la squadra e la squadra stessa, intesa come giocatori. Se, ad esempio, Destro sbaglia l’impossibile, Zeman può entrarci poco; ma se la Roma soffre i moduli, spesso cambiati in corsa, degli avversari, il boemo non può essere esente da rimproveri. Analizzando la classifica, la Roma ha il secondo attacco del campionato (con le tre reti di Cagliari), ma ha una differenza-gol di +9: la Juventus capolista, miglior attacco, ha una differenza-reti di +31. E questo aiuta a capire un sacco di cose. Se proprio non riesci a segnare, cerca almeno di evitare di prendere troppi gol. Una filosofia che non appartiene a Zeman, per il quale non esistono mezze misure.