LA GAZZETTA DELLO SPORT – In vantaggio con un rigore di Giovinco e di un uomo per il rosso a Berardi i bianconeri cadono in casa: doppietta di Icardi, con la complicità del portiere…
RASSEGNA STAMPA – (S. Vernazza) – Ieri la Juventus ha chiuso il primo tempo in vantaggio di un uomo e di un gol. Avevano davanti un’autostrada in discesa, si sono incartati nelle curve dei secondi 45 minuti e hanno incassato la seconda sconfitta allo Stadium (con l’Inter la prima). Grazie Samp per aver ‘salvato’ il campionato. Ora la Lazio seconda in classifica è a cinque punti dalla capolista: distacco umano, colmabile. Samp bestia nera della Juve: l’ultima vittoria blucerchiata a Torino non era poi così lontana, nel febbraio 2005, e nel frattempo c’erano stati tre pareggi. Complimenti a Delio Rossi per la gestione tattica dell’inferiorità numerica. E bentornato ad Angelo Palombo: lo avevano emarginato come un reietto, ma lui ha sopportato, ha accettato con umiltà di giocare nella Primavera, e a Torino ha dimostrato di non essere bollito. Dov’era la vera Juve? Perché ieri se ne è visto un surrogato. Un po’ per le scelte iniziali di Conte e per l’infortunistica: in panchina sedevano due titolarissimi come Vidal e Vucinic e in tribuna ‘friggeva’ il malandato Chiellini. Buffon e Pirlo, per diversi motivi hanno inciso in negativo. Può capitare, non è giusto imbastire processi sommari, però è inevitabile sottolinearlo. Lo status di fuoriclasse non dà diritto all’esenzione dalle critiche. Gli errori sono errori, anche se li commettono Pirlo e Buffon. Per la Juve si era messa non bene, ma benissimo. Il gol arrivato nei tempi giusti, entro la mezz’ora, su rigore trasformato da Giovinco e concesso per maldestro intervento di Berardi su Marchisio. L’espulsione dello stesso Berardi, che già ammonito si è lanciato in una sciagurata entrata su Barzagli: matematico il doppio giallo. A quel punto la partita sembrava una pura formalità. Ci si chiedeva soltanto come e quando la Juve l’avrebbe chiusa. Nella seconda metà del primo tempo due episodi hanno fatto discutere. Il primo è il contatto in area tra Palombo e Matri al 35′. Il doriano ha affrontato Matri a braccia larghe, ma l’attaccante è andato giù lo stesso. Dal vivo è sembrato rigore netto, anche perché Matri aveva davanti a sé la porta spalancata e stava per calciare. Perché lasciarsi cadere? Alla moviola è più difficile determinare l’entità del contatto. Come Palombo avrebbe buttato giù Matri? Con una spinta, in questo caso di petto, anca o bacino. Se Valeri avesse fischiato il rigore, saremmo stati d’accordo. Ci saremmo scandalizzati se Valeri avesse concesso il penalty per l’incontro ravvicinato tra Bonucci e Gastaldello a fine primo tempo. Bonucci, già ammonito, è volato ai limiti della simulazione e il secondo cartellino non è scattato perché un minimo di contatto c’è stato. Grande Delio Rossi perché rimasto in 10 non ha tolto un attaccante – come avrebbe fatto il 90% dei suoi colleghi -, ma ha ridisegnato la Samp. È passato alla difesa a quattro con Gastaldello ed Estigarribia terzini. All’intervallo il tecnico ha completato l’opera: fuori Estigarribia e dentro De Silvestri da terzino destro. Gastaldello è stato riportato al centro e Costa, più avvezzo alla fascia, si è riciclato terzino sinistro. Difesa e contropiede. La Samp non solo ha retto, ma ha ribaltato il risultato con due ripartenze bestiali, monetizzate dall’argentino Icardi. La prima innescata da un lancio di Krsticic, la seconda da un’intuizione di Obiang. In tutte e due le occasioni è stata decisiva la complicità di Buffon e nello sviluppo dell’1-1 c’è da evidenziare un errore di Pirlo. Conte ha provato a rimescolare la zuppa, dentro Vucinic e Quagliarella e 4-3-1-2. Non era però giornata, come dimostra la traversa di Vucinic, che ha i contorni del gol fallito: la porta era spalancata, bastava inquadrarla con un tiro meno potente ma più preciso.