IL CORRIERE DELLA SERA (F. Monti) – Il colombiano si confessa…
In esclusiva ai microfoni del Corriere della Sera parla il colombiano Freddy Guarin.
Guarin, undici mesi di Italia e di Inter. Sono giorni di bilanci. Il suo com’è?
“Per me è stato un anno bello e importante. Ho avuto la fortuna di arrivare all’Inter e questo ha rappresentato la svolta della mia carriera. L’inizio non è stato semplice, perché sono arrivato dal Porto dopo che mi ero procurato una seria lesione muscolare. Ho ripreso piano piano e ho scoperto giorno dopo giorno l’importanza di essere dell’Inter. La società, i tecnici, i compagni, i tifosi, tutto l’ambiente, che è eccezionale, mi hanno dato la spinta decisiva“.
Dal Porto, dove aveva vinto tutto nel 2011, all’Inter: un salto in alto?
“Un salto molto in alto. Porto è una città non grande, con una forte tradizione calcistica, ma Milano rappresenta una realtà diversa, eccitante, dove c’è una grande cultura calcistica, con la pressione che questo comporta e che è naturale ci sia“.
Si sente più un centrocampista o più un trequartista?
“Io cerco sempre di essere pericoloso; gioco a centrocampo, ma con un occhio alla porta avversaria“.
A 26 anni e dopo l’infortunio di fine 2011, sembra un giocatore che ha raggiunto la maturità tecnica…
“Io mi alleno tutti i giorni, cercando di dare il massimo. Per me il calcio è passione, emozione, divertimento. Cerco di esprimere la felicità che vivo, quando gioco a calcio“.
Avete chiuso l’anno a 9 punti di distanza dalla Juve. Che cos’hanno in più di voi i campioni d’Italia?
“La Juve ha un progetto che è partito prima e che è più avanti. Ha giocatori di maggiore esperienza. Il fatto di avere vinto in maggio lo scudetto consente al gruppo juventino di giocare con grande sicurezza. È quello che si dice l’abitudine a stare in alto“.
L’Inter è andata a vincere a Torino, battendo chi non perdeva in campionato da 49 partite. Poi vi siete persi per strada. Che cosa è successo?
“Qualcosa non è andata come speravamo; qualcosa ci è mancato e noi forse abbiamo mancato in qualcosa. Però non credo sia giusto criticare questa Inter: abbiamo raccolto 35 punti in 18 partite, siamo una squadra nuova e siamo nella zona molto alta della classifica. Abbiamo battuto Juve, Fiorentina, Napoli e Milan. Credo che il 26 agosto, quando è cominciato il campionato, nessuno pensasse a un’Inter terza in classifica a fine anno. Il giudizio su questi primi 4 mesi non può non essere positivo, senza dimenticare la qualificazione in Europa League e in Coppa Italia. Poi è chiaro che si può sempre fare meglio“.
Con la Juve così lontano ha ancora senso pensare allo scudetto?
“Penso che l’Inter debba giocare una partita alla volta dando tutto e cercando di fare il maggior numero di punti possibili“.
L’Italia non è più il Paese dove si gioca il più bel campionato del mondo. Ma è vero che qui si gioca il calcio più difficile?
“Qui non c’è niente di scontato; tatticamente le squadre sono tutte di alto livello; ci sono preparazione e intelligenza calcistica. Per questo è bello giocare in Italia“.
L’Inter è una squadra che si sta rinnovando, ma che conserva uno zoccolo duro di giocatori che hanno vinto tutto. Che cosa rappresentano per voi che siete appena arrivati qui?
“Zanetti, Cambiasso e Samuel, per dire di chi è arrivato in cima al mondo, continuano a rappresentare un esempio. Per il modo in cui si allenano e la serietà che dimostrano. Da loro si può soltanto imparare e non è un modo di dire“.
Lei ha giocato nel Boca, in Francia nel St. Etienne e in Portogallo nel Porto. Adesso che è all’Inter, ha ancora la valigia in mano?
“Spero di restare qui il più a lungo possibile. L’Inter era un sogno“.
Un obiettivo per il 2013?
“Mi piacerebbe chiudere la stagione vincendo un trofeo. Sarebbe davvero importante per l’Inter. E anche per me“.