IL CORRIERE DELLA SERA (F. De Rosa). Si battaglia sull’Irap, tassa sulle plusvalenze incassate con la cessione dei giocatori, per lo Stato va versata, per le società no…
Il giochino stavolta rischia davvero di rompersi e di fare danni seri. L’unica speranza, per i club di Serie A, B e Lega Pro, è che la Cassazione dica che non è così. Perché, se dovesse confermare il parere del Consiglio di Stato, i bilanci delle squadre di calcio salterebbero uno dopo l’altro. Colpa delle tasse. In particolare dell’Irap sulle plusvalenze incassate con la cessione dei giocatori. I club hanno sempre sostenuto che non era dovuta. Per il Consiglio di Stato, invece, devono pagare. Come riporta l’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” non si tratta di qualche spicciolo ma di centinaia di milioni di euro che l’Agenzia delle Entrate reclama da tempo. La compravendita di giocatori (quasi sempre attraverso permute, quindi senza tirar fuori un quattrino) e il meccanismo delle plusvalenze sono l’architrave su cui si regge l’equilibrio di bilancio dei club italiani. Basti pensare che la norma in vigore consente a chi vende di contabilizzare subito la plusvalenza e a chi compra di annacquare i costi spalmandoli su cinque bilanci. Il vantaggio è chiaro. A fine stagione basta scambiare a prezzo gonfiato il più scarso del vivaio per raddrizzare i conti. Il Fisco non è rimasto certo a guardare e ha avviato prima accertamenti mirati per poi rivolgersi direttamente ai giudici amministrativi. Che adesso hanno chiarito la questione. Non secondo i club, però.