ABETE SUL 2012 – Giancarlo ABETE, presidente della FIGC, ha tracciato a SkySport24 un bilancio del 2012. Ecco le sue dichiarazioni:
Su Andrea Agnelli e le sue critiche:
Andrea Agnelli esprime dei giudizi e io ho il dovere di rispettarli, ma oltre alle critiche che sono legittime deve esserci anche la capacità di cambiare. Ricordo Agnelli che in un’intervista parlava di una nuova governance della Lega entro luglio. Io non do la colpa a nessuno però questa governance non solo non si è fatta ma si è addirittura rinunciato ad averla. Non parlo dell’elezione del presidente, ma delle regole. Se è difficile cambiare a livello di Lega figuriamoci a livello di istituzioni. Quando si hanno responsabilità di sintesi bisogna tener conto di tante posizioni, sono situazioni complesse e si risponde a istituzioni nazionali e internazionali. Quando si parla di associazioni il discorso diventa complesso, noi non ci inventiamo il quadro normativo. Ci sono tutte le componenti in ballo e penso che il presidente Agnelli debba avere capacità di sintesi nel governo del calcio
Sul calciomercato in Italia:
In Italia abbiamo tanti giovani interessanti e lo testimonia il fatto che stiamo decidendo se impiegarne alcuni nella Confederations cup o nella fase finale dell’Europeo Under 21. Crisi o non crisi, se non ci sono talenti preparati a dare il massimo di sè, non avviene una crescita in termini di qualità. La crisi ha influito nelle scelte delle società e nella loro voglia di puntare sui giovani. Va detto che continua in Serie A il trend dei giocatori non selezionabili per le squadre nazionali.
Sulla frode sportiva:
Sulla giustizia sportiva dobbiamo condividere la nostra posizione con il Coni e con altri enti. La responsabilità oggettiva è un istituto presente in tutti i codici di giustizia internazionali. Nell’area delle scommesse è indispensabile un intervento del Parlamento sulla legge legata alla frode sportiva, che risale al 1989. Per quanto riguarda l’omessa denuncia, io comprendo come il mondo del calcio sia un pò parolaio, l’omessa denuncia trova difficoltà a essere riconosciuta.
Sulla propria Nazionale ideale:
In porta Buffon lo preferirei a Zenga e Zoff, che pure ci ha regalato un titolo mondiale ed è entrato nella nostra Hall of fame. In un’ideale difesa a quattro schiererei Bergomi, Scirea, Cannavaro e Maldini, preferendolo a Cabrini, che e’ il nostro ct della Nazionale femminile. A centrocampo Conti sulla destra e, siccome Albertini è uno dei nostri, scelgo Pirlo al centro, con Tardelli a sinistra. Totti sarebbe il rifinitore, Del Piero e Rossi le punte. Il ct? Poiché Prandelli e’ gia’ con noi scelgo Lippi, che ci ha regalato l’ultimo Mondiale.
Sull’idea di portare la serie A a 18 squadra:
Non può essere lo spartiacque per dare più competitività al calcio italiano. La questione degli stadi è uno spartiacque più importante. I primi mesi della nuova legislatura dovranno sciogliere il nodo di una legge che sembrava arrivasse e non è mai arrivata, creando così più danni che opportunità. Una legge che è a costo zero per la comunità e che renderebbe più celeri le procedure, nel rispetto della tutela ambientale. C’è un vincolo statutario che per la serie A prevede una condivisione a maggioranza qualificata sul nuovo format dei campionati. In serie A non esiste una maggioranza favorevole alla riduzione a 18 squadre. C’è una spinta di alcuni grandi club in questo senso e una fisiologica aspettativa delle medio-piccole per mantenere l’attuale format a 20 squadre. Ma una modifica non è mai stata in agenda e diventa difficile avviare un percorso senza una verifica interna alla Lega. È un pò come la legge sugli stadi, certi nodi vanno comunque sciolti e la logica di farne argomento di dibattito e basta non è utile al calcio italiano. Detto ciò, la riforma del format non può essere lo spartiacque del calcio italiano visto che anche altri grandi campionati come quello inglese sono a 20 squadre.