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NUOTO. DI NINO: “Chi assume doping deve essere radiato”

Il tecnico azzurro non va per il sottile.

(getty images)

Il nuoto è lo sport dove gli atleti si dopano di meno ma il tecnico azzurro Andrea Di Nino è duro contro i nuotatori che fanno uso di sostanze proibite.

Il doping nel nuoto esiste, ma non è combattuto nel modo giusto. Per affrontare seriamente un problema di questo peso e di questa portata ci vogliono delle nuove regole, molto più severe di quelle attuali. La squalifica di qualche mese o al massimo di un paio d’anni non serve a niente, serve la radiazione a vita immediata e non solo per l’atleta che assume doping pesante (doping genetico, GH, Epo, ecc), ma anche per il suo allenatore. Se un tecnico non si rende conto del cambiamento improvviso di prestazione del nuotatore vuol dire che o è in malafede oppure non è competente abbastanza per fare questo lavoro, per cui è meglio che si dedichi ad altro. Oltre all’improvviso miglioramento delle prestazioni ci sono dei chiari segnali fisici che indicano l’assunzione, ad esempio, di GH (un ormone della crescita) da parte di un atleta, in modo particolare l’ingrossamento della zona della mascella e l’ allungamento del piede.Sia ben chiaro, lottare contro il doping non è, e non deve essere considerato sinonimo di rifiuto della tecnologia, anzi. E’ importante far evolvere continuamente i propri metodi di allenamento sia attraverso l’uso di macchinari innovativi sia attraverso studi scientifici, ma in tutto questo bisogna tracciare un confine ben netto fra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Inoltre bisogna cambiare qualcosa anche nei metodi dei controlli, che sono troppo pochi e che spesso non sono provenienti dalla WADA (World Anti-doping Agency, l’ agenzia mondiale contro il doping), ma dalle federazioni nazionali. Fare controlli alle grandi manifestazioni è perfettamente inutile perché per il tipo di sforzo e per il tipo di prestazioni richieste nel nuoto serve a poco presentarsi dopati alle gare, sapendo oltretutto che in caso di vittoria si verrà automaticamente controllati. I test andrebbero fatti durante i periodi di allenamento e andrebbero fatti a distanza molto ravvicinata, mentre mi accorgo, guardando ciò che accade agli atleti che alleno, che passano addirittura dei mesi senza che nessuno venga a controllare”.

Redazione Sportiva