CALCIOSCOMMESSE. Il NAPOLI rischia il -1

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IL MESSAGGERO – RASSEGNA STAMPA – (C. Santi) – È arrivato il giorno del Napoli mentre vacilla la responsabilità oggettiva nei processi sportivi. Un punto di penalizzazione e centomila euro di multa per il Napoli, nove mesi a testa di squalifica per Grava e Paolo Cannavaro. Queste le richieste del procuratore federale Palazzi nel processo di primo grado davanti alla Commissione Disciplinare in merito al filone del calcioscommesse relativo alle indagini della Procura della Repubblica di Napoli. La sentenza è attesa tra giovedì e venerdì. Al centro della vicenda c’è la presunta combine per Sampdoria-Napoli del maggio 2010 portata alla luce dall’allora terzo portiere dei partenopei, GianelloGianello, che aveva confessato le sue malefatte all’amico poliziotto che ha presto verbalizzato quelle affermazioni, ieri ha chiesto il patteggiamento (16 mesi) ma la Commissione Disciplinare, dopo averne discusso in camera di consiglio, ha respinto portando poi Palazzi a chiedere una pena di tre anni e tre mesi. Il Napoli è l’incolpato principale suo malgrado per una vicenda che ha coinvolto Gianello e poi Grava e Paolo Cannavaro rei di non avere denunciato il compagno dopo la maldestra proposta. Il Napoli ha cercato di patteggiare la pena solo con un’ammenda pecuniaria ma la soluzione, inaccettabile, non è stata accettata e adesso rischia un punto di penalizzazione. Potrebbe però sparire, questa penalizzazione per la classifica, tra ricorsi e revisioni del processoGrava e Cannavaro, invece, rischiano nove mesi di stop. Convince poco la richiesta di Palazzi che in mattinata aveva accettato prima di vederselo rifiutare dalla Commissione Disciplinare il patteggiamento di Gianello con 16 mesi. Gianello secondo i fatti – ha affermato nella sua requisitoria il procuratore federale è pianamente attendibile. Lui indica a chi ha prospettato l’offerta (la combine di Samp-Napoli, ndr) all’interno dello spogliatoio e due calciatori esperti come Grava a Cannavaro ai quali è stata formulata l’offerta non potevano avere alcun dubbio sul significato e quindi sull’obbligo di denuncia”. Nove mesi e non dodici come avrebbe voluto comminare ai due giocatori perché, secondo Palazzi, ha giocato un ruolo determinate il soggetto proponente, Gianello che non era un titolare. Sarà anche attendibile, Gianello, però ha cambiato quattro volte versione e ha confessato solo quando la Procura della Repubblica di Napoli gli ha mostrato le dichiarazioni dell’amico poliziotto e fatto ascoltare qualche intercettazione. Ha detto di avere proposto il taroccamento nello spogliatoio, poi durante un allenamento e quindi ha detto che ha riferito ai suoi sodali che non era riuscito a combinare nulla. Ha parlato anche di Quagliarella ma in questo processo l’attaccante adesso della Juventus non c’è. “Si è perso nelle nebbie torinesi”, ha detto polemicamente l’avvocato Luciano Ruggero Malagnini. “Manca Quagliarella in questo processo, che era l’elemento cardine da corrompere – ha aggiunto -. O dice bugie il poliziotto o le dice Gianello”.

 

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