LA GAZZETTA DELLO SPORT – «Paura di essere licenziato? Mai. A gennaio arriva Lucas: molto forte. Noi bene in Champions, però ora dobbiamo crescere in campionato”…
RASSEGNA STAMPA – (A. Schianchi) – “Il mio futuro è legato ai risultati, lo so e non mi meraviglio. In Champions League abbiamo fatto bene, in campionato no. Ora dobbiamo recuperare. E in fretta”. Sincero, onesto e, soprattutto, realista.
Intanto, complimenti. Non è da tutti evitare la ghigliottina a Parigi. Da queste parti ci hanno rimesso la testa anche i re…
“Non scherzate, io non ho mai avuto paura di essere licenziato. Il fatto è che attorno al Psg ci sono tante aspettative e, di conseguenza, anche tante voci. Ma le voci non sono mica verità…”.
Gli arabi non sono mica contenti, però…
“E perché io sono contento, secondo voi?”.
No, d’accordo, ma un po’ di frizione ci sarà pur stata.
“La proprietà mi ha sempre lasciato tranquillo. E poi l’amicizia che mi lega a Leonardo è un rapporto vero, schietto. Io dico quello che penso, e lui pure. Ripeto: mi dispiace perché in campionato abbiamo buttato via troppi punti. Ma c’è tempo per tornare in vetta. I 5 punti di distacco dal Lione non sono una montagna”.
Qual è stato, o qual è, il problema maggiore?
“Finora è mancato lo spirito di gruppo. Una squadra, una squadra forte voglio dire, non può prescindere da un forte spirito di gruppo che, nei momenti di crisi, ti aiuta”.
Le difficoltà sono più di natura tattica o di natura ambientale?
“Sia tattica sia ambientale. Ma non mi spavento mica. Io sono abituato a lottare, leggete la mia storia e capirete. A Reggio Emilia, quando ho cominciato ad allenare, volevano cacciarmi via dopo due mesi e poi siamo stati promossi dalla B alla A. A Parma sono arrivato secondo, ma a dicembre si parlava di esonero. E anche al Milan ci ho messo un po’ di tempo per costruire la squadra. È inutile, le cose belle non si fanno dall’oggi al domani. Qui al Psg ci sono 15 giocatori nuovi: vorrete dare loro un po’ di tempo per conoscersi o no?”.
Scusi la schiettezza: ma, a parte i soldi che le danno, chi gliel’ha fatto fare?
“Il desiderio di dare vita a un progetto ambizioso. Il Psg non ha una grande storia e per me sarebbe meraviglioso portarlo a vincere qualcosa d’importante. E poi a Parigi si sta bene. Anzi: benissimo”.
Quindi lei garantisce di voler restare sulla panchina del Psg.
“Resto sicuro, ammesso che i risultati mi diano ragione”.
Ma gli arabi che cosa le hanno chiesto?
“Di vincere lo scudetto e di andare il più avanti possibile in Champions“.
Però Mourinho si è candidato per la panchina del Psg.
“Mou è bravissimo, lo conosco. So com’è fatto e non mi arrabbio quando parla”.
Si parla di lei al Real Madrid.
“E a chi non piacerebbe il Real Madrid?”.
Finora, per lei, non è stato un periodo d’oro…
“Sì, però fatemi gonfiare un po’ il petto. In Champions siamo andati molto bene. Primi nel girone, ottavi conquistati, miglior difesa del torneo con soli 3 gol incassati. E soltanto il Real e il Bayern hanno fatto un gol più di noi: 15 contro 14″.
Ha sempre in testa la Champions, eh?
“È il torneo più bello. E, come dice il titolo della mia autobiografia, “Preferisco la coppa” (edizioni Rizzoli, ndr). Sarebbe fantastico fare molta strada in Europa“.
Chi vorrebbe negli ottavi?
“Vanno bene tutte, tranne il Milan. I rossoneri li voglio affrontare in finale. E vi assicuro che non sto sognando a occhi aperti…”.
Non è più il grande Milan, però.
“Si è ripreso. Questo è un anno di transizione e comunque sono stati capaci di valorizzare un talento come El Shaarawy e una bella promessa come De Sciglio. Bravi”.
La Juve resta più forte, non crede?
“Sì, la Juve è superiore, ma la Champions League porta via energie e bisognerà vedere com’è il serbatoio in primavera. Pieno, mezzo pieno o secco? Mah…”.
Per lo scudetto in Italia, oltre alla Juve, chi vede?
“Il Napoli mi sembra il più attrezzato a contrastare i bianconeri. L’Inter ha cambiato molto e non è semplice far quadrare i conti in fretta. Lasciatevelo dire da uno che è alle prese con questi problemi…”.
Come pensa di risolverli, questi problemi?
“Con il lavoro e con il dialogo. Cioè, come ho sempre fatto”.
Dicono che i giocatori francesi ce l’hanno con lei perché non li fa giocare.
“Cazzate che scrivono i giornali. Nello spogliatoio l’aria è tranquilla, respirabile. È normale, per assemblare un gruppo ci voglia un po’ di tempo”.
Pastore è finito sul mercato, vero?
“Altro errore. Da qui non va via nessuno. Pastore si sta riprendendo da un periodo piuttosto difficile. Aveva perso un po’ di fiducia, sentiva di poter dare di più ma non ci riusciva. Ora sta ingranando”.
A gennaio arriverà De Rossi?
“No. A gennaio arriva di sicuro Lucas che è molto forte e ha vent’anni. È un’ala e io conto su di lui”.
Però un centrocampista le servirebbe.
“E chi l’ha detto? Quando Thiago Motta sarà di nuovo disponibile potremo utilizzare tranquillamente il centrocampo a tre e andremo avanti con quel sistema di gioco. Io non ho richieste da fare alla società”.
Come si trova a gestire Ibra?
“Benissimo. Ibra mi ha stupito. Lo conoscevo come giocatore e lo ammiravo. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo anche come uomo-spogliatoio e mi ha sorpreso. È motivato e altruista: ha segnato tanti gol, ma ha anche fatto tanti assist per i compagni. Non è semplice trovare un attaccante che regali tanti palloni… Di solito sono tutti egoisti. Ibra, invece, si mette a disposizione della squadra”.
La sua personalità, tuttavia, è ingombrante.
“Per chi? Io ho allenato tanti fuoriclasse e mi sono sempre trovato bene. Ibra è un ragazzo dotato di talento e con un grande senso del gruppo”.
Chiudiamo così: Ancelotti, mangerà il panettone a Parigi?
“Io l’ho già comprato, e ho pure messo in frigo una bottiglia di champagne. Credo fortemente in questo Psg e penso proprio di non sbagliarmi”.