ANCHE QUESTO E’ UN LIBRO – Il dg della Roma Franco Baldini ha partecipato all’evento organizzato dall’associazione “Più libri, più liberi” intitolato “Anche questo è un libro” che si è tenuto nella splendida cornice del Palazzo dei Congressi all’Eur. Oltre a lui, erano presenti anche l’attore Valerio Mastandrea e lo scrittore Marco Mensurati, con il coordinamento del giornalista Gianfrancesco Turano.
Ecco le parole del dirigente giallorosso: “Il calcio dell’ultimo decennio va sempre più verso che è quello che è comunemente detto intrattenimento, con questa visibilità le agente capiscono che c’è un veicolo più facile di giornali e spot televisivi per avere visibilità e questo cambia le regole del gioco e l’approccio, ognuno può mettersi in gara in una nuova dimensione e per questo c’è bisogno di allestire squadre forti. Questo ha creato un circolo vizioso e si è rivolta l’attenzione all’appeal della squadra e meno alla fede, le cose si sono un po’ snaturate. E’ normale che la passione rimanga sempre, ma è sempre meno sport e sempre più spettacolo. Sensi? Viene quasi costretto a prendere la Roma, tant’è che la prende a metà con Mezzaroma. Piano piano se ne innamora fino quasi a dedicarle ogni energia. La passione per il calcio è un qualcosa di molto contagioso, un mese prima non sai cos’è il calcio e un mese dopo sai tutto, il segreto è questo. Il calcio è un esperanto, se vai in molti posti nel mondo e parli di calcio, chiunque può iniziare una conversazione con te. Questo è il segreto della passione, poi è chiaro che ci sono eccessi e c’è il modo di ricondurla in termini accettabili e di considerare equamente le due parti di spettacolo e sport. Franco Sensi era stato talmente tanto coinvolto dall’amore popolare e aveva capito che avrebbe quasi guadagnato l’immortalità se fosse arrivato a vincere lo Scudetto. Me lo ricordo allo scudetto: nessuno era più felice di lui, aveva una passione smodata per la Roma. Mi ricordo i primi anni che continuavano a chiamarmi dottore, io non sono dottore. Non rispondevo a chi mi chiamava dottore perché non sono un dottore. Alla tenera età di 46 anni mi sono laureato perché ero inadeguato. Ero un calciatore modesto, formato nella strada, non nei luoghi dove ora c’è bisogno di formarsi. Ora ci sono corsi di marketing, bisogna essere adeguati. Chiaramente la seconda fase è questa, ci sono degli americani che vedono che c’è una sostenibilità, non tanto la possibilità di fare business. Quando ho incontrato Pallotta gli ho chiesto perché volesse prendere la Roma, mi ha parlato delle sue origini italiane e del fatto di voler fare qualcosa per essere ricordato. Gli ho detto che ci sarebbero dovuti essere investimenti, lui ha detto che i soldi li fa con i fondi di investimento e che la Roma è un marchio sottovalutato. E’ stata una risposta rassicurante, non è un tipo da mordi e fuggi. Resta la passione, è chiaro che per quello che è diventato il calcio e lo sport in generale bisogna trovare un equilibrio. Ognuno di noi deve fare la propria parte”.
Il dg della Roma, inoltre ha dichiarato sullo sport: “I giornalisti devono denunciare e fanno bene ma io non posso: sono all’interno di un sistema e solo quando c’è la possibilità posso dare il mio contributo. Lo sport è il rispetto delle regole. Noi non sosteniamo Beretta come presidente della Lega perchè essendo azionista di Unicredit ci sarebbe un conflitto di interessi. Come ci poniamo con gli Agnelli? Ci può essere saldatura tra Roma e Juventus. Ci deve essere come dovrebbe essere con tutte le società che hanno il nostro stesso intento, cioè quello di cambiare la Lega”
Baldini rilascia dei commenti anche sul “Calcioscommesse”: “Che cosa dovrebbe dire la Roma sul Calcioscommesse? La Roma fa parte dell’ordinamento della giustizia e quindi devo accettare le regole della giustizia sennò ci tiriamo fuori”.
Il dirigente romanista parla anche della cessione alla cordata statunitense: “La banca era diventata proprietaria della società, poi invece di venderla tutta ne ha venduta una parte in modo da poter rivalutare la propria quota. La banca aveva già il club. Le crisi sono dei momenti drammatici ma si possono sfruttare, anzi sono dei momenti che devono essere sfruttati. La passione per il calcio non è sicuramente il gol di rovesciata di Ibrahimovic pagato 80 e inutili milioni tra ingaggio e cartellino. Anche in Italia si sono visti grandi gol: penso a Mexes e Osvaldo. Il fair play finanziario? Ha una sua logica ed è uno strumento molto importante, ma il suo scopo non è quello di livellare i club, e anzi accentuerà questo dislivellamento. Chi incasserà di più potrà spendere di più, ci saranno dei club che avranno difficoltà a rientrare nei canoni. Lo scopo è quello di fare in modo che il calcio non debba più essere salvato da interventi ma che si possano condurre dei business sostenibili, se n’è parlato spesso. Si vuole evitare la possibilità di società sull’orlo del fallimento piuttosto che livellare il livello dei contendenti”.