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TUFFI. CAGNOTTO: “RIO 2016? Perché no”

La tuffatrice azzurra conferma la possibile partecipazione alle prossime Olimpiadi.

(getty images)

Quattro mesi dopo la doppia delusione a Londra 2012, la tuffatrice Tania Cagnotto si racconta ai microfoni dei giornalisti a 360°.

Sul no dei genitori per questo sport: “Non è che fossero proprio contrari, solo che volevano evitare di mettermi pressione. Mi hanno iscritta a un corso di tennis e hanno provato a farmi sciare, ma alla fine ha prevalso la mia voglia di dedicarmi ai tuffi. All’inizio per me era un gioco, andavo in piscina perché loro lavoravano li e preferivo stare con loro piuttosto che stare magari a casa da sola o con la baby-sitter”.

Sulla preferenza delle Olimpiadi rispetto al Mondiale: “E’ il contesto quello che cambia. In effetti la concorrenza è sempre la stessa, ma per ogni atleta le Olimpiadi rappresentano il massimo degli obiettivi, la gara più importante della vita”.

Sui cambiamenti dalla prima all’ultima Olimpiade: “E’ cambiato praticamente tutto. A Sydney ero una ragazzina, nessuno si aspettava niente da me e meno che mai me lo aspettavo io. Ero già contenta di esserci e la mia priorità era quella di vivermi bene tutto il contesto, conoscere tanta gente e divertirmi. A Londra era tutto diverso. Avevo già alle spalle tanti risultati importanti ed ero lì per la medaglia, per cui sentivo molte pressioni e il livello di concentrazione e di stress erano altissimi”.

Sulla delusione Olimpica: “Un obiettivo come quello che sono state per me le Olimpiadi di Londra non si può dimenticare o mettere da parte, ma il passato è passato e anche dagli errori e dai momenti brutti bisogna essere capaci di trarre degli insegnamenti utili per il futuro anche quando le cose non vanno come si era desiderato non si può che ripartire andando a cercare dei nuovi obiettivi, che ora nello specifico sono i Campionati Mondiali di Barcellona”.

Su Rio 2016: “Non so, non posso assicurare che non ci sarò. Non lo so ancora. A Rio mancano quattro anni e non sono in grado di dire adesso se nel 2016 gareggerò o meno. Dipenderà da tanti fattori, primo fra tutti da come regge il fisico e da quanta voglia avrò ancora di allenarmi. Staremo a vedere”.

Sul possibilità di portare la bandiera a Londra: “Io non avevo gare nei giorni appena successivi per cui non mi sarei nemmeno posta il problema, ma anche nel caso avessi dovuto gareggiare penso che alla fine l’onore di portare la bandiera del mio paese alla cerimonia di apertura di un’Olimpiade avrebbe prevalso su tutto il resto”.

Sulla scaramanzia: “E’ vero, in effetti sono piuttosto scaramantica, ma non ho niente di simile a riti propiziatori. Ci metto un po’ di tempo per scegliere il costume e ho degli oggetti che mi piace portare con me quando faccio le gare, ma sono cose mie, niente di particolarmente evidente”.

Sulla possibilità di vedere i suoi figli in questo sport: “Assolutamente no. I tuffi sono uno sport fantastico per tanti versi, ma tremendo e massacrante per altri, in primis per il modo in cui sono strutturate le nostre gare, che durano quasi due ore e in cui un errore minimo può compromettere mesi o addirittura anni di lavoro. Cercherò quantomeno di avvicinarli a qualche altro sport come hanno fatto i miei genitori con me, sperando di essere più convincente”.

Redazione Sportiva