LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il portiere granata: «Se ci tremano le gambe, tutto si fa più complicato. Buffon? Può parare fino a 40 anni»
Ormai ci siamo. Dopo tre anni di assenza torna il derby. Jean Francois Gillet lo Juventus Stadium lo ha tenuto a battesimo lo scorso anno tra i pali del Bologna, due pareggi contro i bianconeri. Il portiere è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Come ci si salva in casa della Juve?
«Con una superprestazione di squadra. Dobbiamo rimanere lucidi, se ti tremano le gambe tutto è più difficile».
La Juve gioca per lo scudetto, il Toro per sopravvivere.
«Pienamente d’accordo, vincerà chi avrà più fame o commetterà meno errori. Se faremo una gara da Toro qualcosa porteremo a casa».
Non corre il rischio di venir preso a pallonate?
«Dipende. Anche a Napoli alla vigilia si diceva così: alla fine sono arrivati pochi tiri».
Le sue sfide con la Juve non sono poi così catastrofiche: oltre alla stagione scorsa con il Bologna, è passato alla storia un 3-1 con il Bari.
«C’era Ventura in panchina, un gol lo segnò anche Meggiorini, la vittoria più bella, passammo un bel Natale».
Diego sbagliò anche il rigore, al contrario di Pirlo e Vucinic.
«Pirlo un rigore me lo ha segnato. Fossero solo loro da temere… Quest’anno di rigori non ne ho ancora parato uno, preferirei evitare se possibile».
Ai rigori a sfavore il Toro negli ultimi tempi sembra abbonato. Tre penalty discutibili, due nelle ultime due gare di campionato. Cosa si prova?
«Si può sbagliare, purtroppo hanno inciso sul risultato finale. Credo però che alla fine tutto venga compensato in una stagione, lo stupore è quando accadono di fila».
Se le diciamo Buffon?
«E’ simpatico, gentile, disponibile, tra i top al mondo».
Il segreto di Gillet per rimanere 14 anni sulla cresta?
«Lavorare e curare i dettagli. Nessuno mi ha mai steso un tappeto rosso, anzi, dicevano che ero troppo piccolo per fare il portiere. Il futuro? Buffon fino a 40 anni può parare con la sigaretta in bocca. Io ho ancora due anni con il Torino, poi si vedrà».
Ventura-Conte così simili, così diversi.
«Diversi caratterialmente, simili perché cercano la vittoria attraverso il gioco. Conte a Bari ha fatto grandi cose, è stato un trascinatore, ha dato un’idea di gioco, come Ventura la scorsa stagione ha plasmato il Torino che voleva: nulla sul terreno di gioco avviene per caso, si studia tutto prima, sul campo i giocatori ripetono solo la lezione».
Non vorremmo mettere il dito nella piaga, ma la vicenda Bari-scommesse rischia di rovinarle la stagione, o almeno in questo periodo, il sonno.
«Preferirei non commentare, comunque sono sereno».