JUVE-TORINO. FERRANTE: “In quel 3-3 non volevano farmi giocare, il presidente era juventino…”

Sale la febbre per il derby della mole. L’ex attaccante granata svela un particolare che farà discutere

(getty images)

 

Intervistato da ‘Sportmediaset‘, l’ex centravanti granata Marco Ferrante ha rivelato anche un retroscena che farà sicuramente discutere: “In quel 3-3 successe davvero di tutto. Il fatto che non giocassi dall’inizio ha imbarazzato anche i miei compagni. E’ stata una storia parecchio strana. All’epoca il nostro presidente era Cimminelli (scomparso a gennaio 2012, ndr). Voci di corridoio dicevano fosse juventino, quindi costrinse Camolese a lasciarmi fuori, altrimenti lo avrebbe esonerato. Anche il mister può confermare“.

Dal primo minuto scese in campo Osmanovski, ma durante l’intervallo arrivò la svolta: “Io ero nervosissimo. Nello spogliatoio sentii toccarmi la spalla: era Camolese. Mi disse di entrare. Io risposi: “Mister, ma se entro io per lei è finita”. “Tanto se perdiamo il derby 5 o 6-0 è finita lo stesso, almeno mi gioco le mie carte” rispose. E così fu”. Sono sceso in campo con una forza impressionante, mi sentivo più forte di tutti gli altri in quel momento. Feci un goal (quello del 2-3, ndr), due assist, davvero qualcosa di straordinario. Camolese poi rimase in panca nonostante i ricatti, perché anche lui fece un figurone ed entrò nella storia”.

Il derby del 3-3 è ricordato anche e soprattutto per il rigore sbagliato da Salas, con Maspero che scavò la buca davanti al dischetto: “Credo che se uno fa una buchetta davanti al punto in cui calcio, questa non influisca. Non era mica un solco di un metro… La verità è che Salas ha calciato quel penalty di collo pieno e col corpo all’indietro. In questo modo è logico che il tiro finisce alto, si insegna nelle scuole calcio”.

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