SERIE A. MILAN e JUVE sono davvero così distanti?

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Dietro e in mezzo potere bianconero ma ai campioni manca un Faraone. La difesa rossonera ha subito il doppio dei gol e la mediana di Allegri ha cominciato a girare da poco. El Shaarawy, però, è unico…

(Getty images)

RASSEGNA STAMPA – (L. Garlando) – Belle in Europa, Milan e Juve si specchieranno a San Siro. In crescita i rossoneri, vicino al top i bianconeri. Si vedranno i 17 punti di scarto che racconta la classifica dopo 13 partite? Radiografia di due sfidanti. I numeri dicono che la difesa del Milan è la metà di quella della Juve: 18 gol subiti a 9. In 18 partite ufficiali, la porta del Milan è stata inviolata solo 3 volte, quella della Juve 9 in 19 match. Allegri l’ha cambiata quasi sempre, Conte quasi mai: questa è la vera differenza. Nessun allenatore al mondo, difensivamente, ha perso quanto Allegri (Nesta, Thiago Silva). Il reparto ha pagato la lunga ricerca di nuovi equilibri. Il discusso ripiego nel 3-5-2 è stato il tentativo disperato di fermare l’emorragia. Al contrario la Juve sa difendersi con tutta la squadra, a cominciare dal pressing alto sostenuto dalle punte. Un anno e mezzo di felici collaudi hanno perfezionato i meccanismi difensivi di Conte. Domenica però dovrebbe mancare Chiellini, in forma mostruosa. Caceres è affidabile, ma difficilmente può dare la sensazione della linea titolare. A centrocampo il confronto è spietato: la mediana è il centro di potere di Conte, il regno di Pirlo, la diga per la difesa, un bottino di gol decisi, la rampa per esterni offensivi. Perso il rombo dello scudetto e l’idea più spiazzante (Boateng finto-trequartista), Allegri ha dovuto reinventarsi il cuore del Milan, con pezzi nuovi da inserire: De Jong, Montolivo. Nocerino, il goleador inventato ad Ibra, si è ritrovato sperduto, alla ricerca di una nuova identità tattica, come il Milan tutto, senza il suo leader tatuato. Dal 4-2-fantasia al saio triste del 3-5-2, Allegri ha provato di tutto. Napoli e Bruxelles hanno lasciato intravedere una via d’uscita, una certa continuità. Montolivo, De Jong e Nocerino miscelano idee, ordine, potenza e sembrano assicurare sostegno al tridente senza denudare la difesa. Con l’energico soccorso del Boa e gli abituali ripiegamenti del Faraone, la mediana avrebbe più possibilità di reggere l’urto della banda Vidal. Attacco. E’ qui che il Milan alza la cresta. Perché Conte un cannoniere di campionato in doppia cifra come El Shaarawy (10) non ce l’ha. Al massimo Quagliarella: 6. La Juve, spesso tradita dai suoi specialisti, ha una cooperativa di marcatori (12 già a segno), il Milan ha il Faraone che da solo ha firmato la metà dei 20. In attacco il Milan ha grandi margini di crescita perché conta potenzialità inespresse: Pato, Robinho, Pazzini (o chi arriverà al posto loro).

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