IL CORRIERE DELLA SERA – «Mastronunzio non era stato messo fuori rosa per essersi rifiutato di partecipare alla commissione dell’illecito, ma perché infortunato».
Le parole di Carobbio e la confessione di Stellini sono le due sole coordinate della squalifica di Antonio Conte per l’omessa denuncia in AlbinoLeffe-Siena (1-0) del 29 maggio 2011. La terza, il caso-Mastronunzio, è saltata davanti al Tnas, causando la riduzione dello stop da 10 a 4 mesi. Come riportato dal Corriere della Sera, ieri il collegio arbitrale ha pubblicato il lodo: «Mastronunzio non era stato messo fuori rosa per essersi rifiutato di partecipare alla commissione dell’illecito, ma perché infortunato». Decisivo il certificato medico prodotto dai legali di Conte al collegio. Restano, quindi, le parole del pentito che il collegio, «pur prendendo atto di alcune contraddizioni, non ritiene che siano il frutto di un accanimento», ma che non contengono «elementi oggettivi per valutarle inattendibili, anche alla luce del principio dell’ordinamento sportivo in ordine all’assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio». Senza la certezza, ma col riscontro della confessione di Cristian Stellini, il collaboratore più stretto di Conte che ha sempre scagionato il tecnico, pur confermando l’illecito.