LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il capitano riceve il premio Facchetti: “Vorrei andare al Mondiale 2014, sarebbe fantastico”…
RASSEGNA STAMPA – (M. Dalla Vite) – Javier Zanetti, vincitore del Premio Facchetti perché “è arrivato all’Inter nel ’95, ragazzo d’Argentina, e 18 campionati dopo, a 39 anni — quasi tre in più del suo allenatore — corre e si spende in campo come il primo giorno”, legge Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto e membro della giuria assieme al direttore de La Gazzetta dello Sport Andrea Monti e al presidente del Coni Gianni Petrucci. E lui è semplice, diretto, pulito. Come sempre. “Non nascondo l’emozione – dice il capitano dell’Inter – per questo premio che porta il nome di una bellissima persona come Giacinto. Lui è sempre stato un punto di riferimento molto importante e mi ha fatto capire molte cose: questo è uno dei premi più importanti della mia carriera”. Tipo a posto Javier. Che ad inizio 2013 potrebbe firmare il rinnovo di un anno. Tanta gente e bella gente nella sala Buzzati. E tutti guardano lui, Zanetti, vincitore della settima edizione con annesso assegno da diecimila euro “che andrà ai miei bambini in Argentina, per continuare a lottare contro le problematiche del mio paese e sempre nella consapevolezza di poter fare qualcosa per loro”. I bambini vengono aiutati dalla Fondazione Pupi, nata 11 anni fa dall’idea di Javier e Paula Zanetti. “I bambini sono il futuro” aggiunge Javier. Che poi parte da lontano:
“Venire qui, all’Inter, è stato l’inizio di un’avventura fantastica: ricordo che andai a firmare a mezzanotte, un sogno. Ringrazio il popolo italiano che mi ha accolto come un figlio: anche per questo mi sento italiano”.
Trentanove anni di corsa: fino a quando?
“Bé, se a fine stagione mi sentirò bene come ora, io continuerei anche a giocare…”.
Ha per caso già firmato un allungamento di contratto visto che il suo scade nel giugno 2013?
“No, non ancora (ride). E’ presto… Deciderò con allenatore e presidente, valuteremo se sarò disponibile a scendere ancora in campo”.
Quindi non è vero che aveva detto “a fine anno smetterò”. (sorride) “Mai detto: andrò avanti finché mi sentirò importante per la squadra”.
Squadra che a Bergamo, dopo dieci vittorie di fila, è caduta.
“L’Atalanta ha fatto una grande partita, ma questa sconfitta non ridimensiona né cambia il nostro percorso. È stata una partita molto equilibrata, ci poteva stare la vittoria dell’Atalanta ma anche la nostra”.
L’inseguimento alla Juve ha subìto un brutto colpo?
“Non è cambiato nulla: siamo migliorati tantissimo, abbiamo ancora tanti margini di miglioramento, sappiamo che il campionato è ancora molto lungo e vogliamo cercare di essere protagonisti fino alla fine. Siamo un gruppo nuovo, mentre la Juve gioca assieme da 2 anni e ha anche vinto: possiamo anche sbagliare ma abbiamo la consapevolezza di essere un gruppo valido”.
Fino ad arrivare allo scudetto subito?
“Se arrivando in fondo al campionato ci sarà questa possibilità, beh, noi ci saremo. Credo che vincere a Torino contro una squadra come la Juventus e toglierle l’imbattibilità abbia dimostrato un ulteriore miglioramento da parte nostra, però sappiamo che non sarà semplice, ci sono tante partite davanti e dipenderà solo da noi”.
Il fallo di Silvestre su Moralez era da rigore?
“Si vedeva che il rigore non c’era, ma aggrapparsi a questo episodio sarebbe un alibi e noi non lo vogliamo fare. Adesso, non solo noi, sappiamo di dover essere molto attenti affinché queste cose non succedano più, ma mi limiterei a fare i complimenti all’Atalanta. Silvestre? Non si discute”.
Ha chiesto a Denis di raggiungerla all’Inter?
“Denis è un mio grande amico, lo conosco dal quartiere che abbiamo in comune in Argentina: ci vedremo per qualche asado…”.
Il paragone Stramaccioni-Mou: lo racconti da dentro.
“Stramaccioni è un allenatore con le idee molto chiare, è intelligente e credo che stia facendo molto bene e possa fare una grande carriera. Chi fa la tattica? La fa lui, la fa lui”.
Con Cassano come va?
“E’ molto divertente: si è ambientato subito nella famiglia-Inter, e anche lui è contentissimo di stare con noi”.
Lei conosce molto bene il c.t. dell’Argentina Sabella: e se la chiamasse per il Mondiale in Brasile?
“Sì, c’è un grande rapporto con lui: bisogna rispettare il gruppo nuovo che c’è, ma non nascondo l’emozione nel dire che se arrivasse una chiamata sarebbe fantastica poter chiudere la carriera con un Mondiale“.