LA GAZZETTA DELLO SPORT- L’attaccante del City sulla prima pagina della rivista Usa: parla di rigori, ma anche di razzismo, politica, figli adottivi e affetti
Ora Mario domina il mondo dei media dalla copertina di Time. Che non è una rivista qualunque, così come lui non è un calciatore qualunque. E’ Mario e, come racconta un tifoso del Manchester City agli autori dell’intervista, «lo amiamo perché è nostro. Se fosse un giocatore dello United sarebbe perfetto da odiare, perché è rissoso, arrogante, intelligente. Ma è nostro» […] Ma Balotelli è ormai un simbolo, il simbolo, secondo i giornalisti che gli hanno parlato, di una cultura in movimento e di un Paese che cambia. «Nel 1990, quando è nato Balotelli, solo un residente in Italia su cento aveva passaporto straniero. Ora sono uno su dodici». Però Mario non è soltanto il simbolo di una nazione che deve assorbire il multiculturalismo, non è soltanto un talento straordinario o un personaggio che affascina: è un ragazzo complicato, che Time cerca di raccontare a un pubblico che poco sa dei tabloid inglesi o dei giornali sportivi italiani. Parlando della mamma adottiva Silvia, dei genitori naturali, di Raffaella Fico, del bimbo che verrà. «Mio figlio avrà bisogno di una mamma capace di dire di no, perché io lo amerò così tanto che forse non sarò in grado di dirglielo». Un tenero, questo Mario, ma anche un duro se c’è da parlare della prima famiglia. «Un bambino abbandonato non dimentica».