LAZIO. Incendiato il suv di Diakitè Il laziale: «Mai minacciato»

IL CORRIERE DELLA SERA. (R.F.) Gli inquirenti sono a lavoro per scoprire i colpevoli…

(Getty Images)

 

Mobido DIAKITE si è accorto in prima persona dell’incendio delle sue auto, un suv Bmw X5 e una Smart, insieme con quella del suocero – una Ford Ka – bruciate martedì notte di fronte all’abitazione di quest’ultimo, a Cesano. Un incendio doloso, secondo i rilievi dei militari dell’Arma che ora indagano sull’accaduto. Diakitè – in rotta con il club biancoceleste per essersi rifiutato di rinnovare il contratto alle condizioni dela società – ha raccontato di essere stato svegliato, poco dopo le due, dal rumore provocato dallo scoppio dei finestrini e dei fanali delle vetture, di essersi affacciato alla finestra e aver visto le auto in fiamme.  I vigili del fuoco, intervenuti con alcune squadre, hanno lavorato più mezz’ora per avere ragione delle fiamme. E dopo un rapido sopralluogo è emersa la matrice dolosa del rogo: qualcuno ha versato liquido infiammabile sotto il suv e ha poi appiccato il fuoco. Gli investigatori dell’Arma, che hanno sequestrato le vetture, sono convinti che l’obiettivo di chi ha bruciato le auto fosse proprio la Bmw del calciatore. «Non ho ricevuto minacce di alcun genere», ha dichiarato il difensore biancoceleste ai carabinieri convinti però che l’incendiario – o gli incendiari – fosse al corrente di alcuni particolari importanti, come il modello dell’auto da colpire e il fatto che Diakitè vivesse a casa del suocero a Cesano. Ed è in questa direzione che si stanno muovendo gli investigatori.

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