Il contratto LAVEZZI-NAPOLI sotto la lente della Procura

IL CORRIERE DELLA SERA. (F. Bufi) Il pm Melillo manda la Gdf in Federcalcio e al club…

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La gestione amministrativa del Napoli dell’era De Laurentiis dal primo anno di serie A (stagione 2007-2008) a oggi è sotto indagine. Contratti dei giocatori, operazioni d’acquisto e cessione, rapporti economici con i procuratori, transazioni estero su estero: una enorme mole di documentazione è stata acquisita ieri mattina dalla Guardia di Finanza, su delega del pool della Procura napoletana che si occupa dei reati collegati al mondo del calcio. L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Giovanni Melillo, nasce da una segnalazione arrivata agli inquirenti, ed è alla primissima fase. Per il momento, infatti, non ci sono indagati, né tra appartenenti alla Ssc Napoli, né tra chi, a vario titolo, ha avuto in questi anni rapporti economici, finanziari o commerciali con la società. E non c’è nemmeno una ipotesi di reato. Sarà l’esame dei documenti a indicarne — eventualmente, e non è detto che ciò accada — una.  Secondo l’edizione odierna de “Il Corriere della Sera”, gli inquirenti hanno messo nel mirino due contratti: quello che, con ripetuti adeguamenti, ha legato il Pocho Lavezzi al Napoli dal 2007 fino alla cessione al Psg, durante l’ultimo calciomercato, e quello che per metà della scorsa stagione — dal 26 agosto 2011 al 10 febbraio 2012 — ha fatto dello sconosciutissimo Cristian Gabriel Chavez, argentino arrivato in prestito che ha collezionato solo due presenze. Per ottenerlo in prestito la società azzurra sborsò circa due milioni di euro, e i tifosi si sono sempre chiesti perché spendere tanto per un signor nessuno di cui si ricorda soltanto il procuratore: Alejandro Mazzoni, lo stesso di Lavezzi, lo stesso con il quale il Napoli ha intrattenuto rapporti di natura economica nell’arco dei cinque anni di militanza del Pocho in maglia azzurra. Gli inquirenti sospettano che l’operazione Chavez possa esser servita per coprire del denaro girato ad altri interlocutori e calciatori. L’indagine è agli albori ed è presto per capire se ci saranno conseguenze per la società partenopea.

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