IL CORRIERE DELLO SPORT (A.Maglie) – I bianconeri dilagano nei primi venti minuti, poi accorcia Osvaldo e chiude Giovinco…
RASSEGNA STAMPA (A.Maglie) – A Torino è andata in scena la Caporetto giallorossa. Come lo scorso anno, anche peggio. La Juve asfalta Zeman e la sua squadra con un rotondo 4-1. Ma c’è di più: la Roma viene letteralmente spazzata via dall’uragano bianconero dopo soli venti minuti di gioco. Praticamente i giallorossi non sono mai scesi in campo. Ma la lezione più severa la prende Zeman, irriso e insultato dallo stadio, annichilito sul terreno di gioco. Come riferisce ‘Il Corriere dello Sport’, i bianconeri sono stati superiori in tutto: in ordine tattico, in velocità, in rabbia agonistica. E, ovviamente, in qualità. La squadra di Conte ha sottolineato un paradosso: la Roma è allo stesso tempo molto zemaniana e per nulla zemaniana. Molto perché è il solito compendio di difetti difensivi: basta mettere la palla alle spalle della linea dei difensori e il gioco è fatto. Poco perché scarsamente feroce nel pressing, nei ritmi e inefficace a livello offensivo. Il rigore trasformato da Osvaldo (fallo di Bonucci su Destro) è stato solo un piccolissimo premio di consolazione. Si è capito sin dai primissimi minuti che i bianconeri avrebbero dominato. La Roma è apparsa una squadra senza né capo né coda: troppo lunga, poco stretta; difensori in balia degli avversari perché il centrocampo protegge poco e gli attaccanti fanno poco lavoro in fase difensiva. Quando una squadra prende tre gol nei primi diciannove minuti di gara, si può far ricorso a un solo termine: resa. Il primo gol è nato da punizione dal limite di Pirlo (Stekelenburg è riuscito a farsi superare sul proprio palo); il secondo è arrivato su un rigore causato da Castan che poco dentro l’area si sostituiva al portiere; il terzo da un bell’assist di Vidal per Matri spuntato, come spesso capita alle squadre zemaniane, alle spalle di una linea difensiva disposta in maniera approssimativa; il quarto, nel finale, da un contropiede lanciato da Barzagli che si è concesso un sombrero su Taddei per poi spedire verso la porta Giovinco che saltava Stekelenburg e spediva la palla nella porta vuota.