LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il regista del Psg è arrivato in Nazionale senza passare dalla A: «Non l’ho fatto per i soldi, ma perché a Parigi sono al centro di un progetto importante»
Con molta tranquillità, serietà e semplicità, Marco Verratti è passato dalla Serie B alla Champions League. In Serie A non gli avrebbe dato fiducia nessuno intanto è in Francia, al Psg, per scalare i vertici europei. Ecco uno stralcio dell’intervista alla Gazzetta dello Sport:
Un po’ di numeri: 7, 8, 8, 9, 7. Le dicono qualcosa?
«Il suo numero di telefono?».
Non proprio, sono i voti che le ha dato l’Equipe.
«È stato un inizio sorprendente anche per me. Ma non mi fisso obiettivi, do sempre il massimo».
Lei era un predestinato, ma per la Juventus.
«A giugno era quasi fatta. Poi è saltato il prestito di un giocatore al Pescara che chiedeva in compenso una somma che la Juve considerava troppo alta perché venivo dalla B. Così si è fatto avanti il Psg che ha proposto qualcosa di buono al Pescara e un progetto interessante per me».
Prandelli dice: scandaloso lasciare andare via Verratti.
«Forse in Italia per una stessa cifra si tende ad affidarsi a uno con un po’ di esperienza. Sia chiaro, non sono qui per soldi. Ma penso che al Pescara bastava fare un’offerta anche meno importante di quella del Psg per prendermi».
La Ligue 1 però non è ancora considerato un grande campionato.
«Ma il Psg sta innescando un movimento innovativo. E c’è l’Europeo nel 2016».
In Italia quindi non ci torna?
«Per ora non ci penso proprio. Sto bene qui, poi si vedrà».
La paragonano a Pirlo, ma chi è il suo idolo?
«Da sempre Del Piero che seguirò anche al Sydney. Su internet mi riguardo spesso la finale di Champions vinta ai rigori contro l’Ajax perché ero troppo piccolo allora. E poi in quella stagione nacque il famoso gol alla Del Piero». […]