LA GAZZETTA DELLO SPORT – Dopo Pescara e Torino i nerazzurri passano anche a Verona: fuori casa marcia da scudetto…
RASSEGNA STAMPA – (F. Bianchi) – L’Inter da trasferta è da lotta scudetto, quello di casa è da zona retrocessione. Cinque partite fuori casa, cinque vittorie: tre in campionato, due in Europa League. La Strama squadra è un caso da studiare. Chissà che con la Fiorentina si riesca a sfatare anche il mal di San Siro. Intanto qui a Verona, l’Inter può dire che gli è andata bene. Nel gol del vantaggio, trovato nell’unica occasione del primo round, grazie al tocco ravvicinato di Pereira con un piede in fuorigioco. Nel cambio obbligato, dopo 20 minuti: Sneijder k.o., dentro Cassano. L’olandese non sembrava dentro a una delle sue migliori serata, Fantantonio invece ha regalato quei lanci in profondità che mancavano, per tacere del gol sicurezza. E poi con un super Handanovic. La nuova formula tre in difesa potrebbe anche funzionare, a patto che gli esterni spingano di più. Infatti, nell’unica volta che Nagatomo è arrivato in fondo, è nato il gol. Il Chievo nel primo tempo ha sovrastato l’Inter di parecchio. Pellissier in giornata no ha avuto l’occasione buona per il vantaggio, ma l’ha sprecata. Di Michele ha girato troppo al largo. Buona parte di merito l’ha avuta la difesa. Stramaccioni ha lasciato in panca Chivu e ha scelto il muro Samuel. I fatti gli hanno dato ragione. Un tiro, un gol. E la partita che cambia. Nel secondo round è salito in cattedra Rigoni, alla ricerca del pari (che fino a quel punto era persino stretto) che ha messo in scena la versione calcistica dei duellanti con Handanovic: ha vinto il secondo, il vero top player nerazzurro. Però è cresciuta anche l’Inter, più concentrata, più sicura di sé, finalmente con le giuste misure, e con un Cassano in vena. Solo le punizioni di Rigoni prima e Cruzado poi hanno regalato un paio di brividi. Dall’altra parte Pereira, abbastanza anonimo (gol a parte) all’inizio, è diventato padrone della sua fascia. Quando la sfida si è equilibrata, Di Carlo ha provato a spendere prima il giovane bisonte Samassa per Di Michele e poi Cruzado per Vacek, senza cambiare sistema. Mentre Stramaccioni ha inserito Gargano per Nagatomo, spostando Zanetti in fascia. Cambio azzeccato, non fosse per l’assist dell’uruguaiano a Cassano. Alla fine Di Carlo ha provato anche il tridente, con Stoian per Rigoni. Niente da fare. Nelle stanze del Chievo, dovrebbe suonare l’allarme: è il quarto k.o. di fila e se perdi anche partite così, quando in fondo giochi bene, c’è davvero da preoccuparsi.