LA GAZZETTA DELLO SPORT – L’ex tecnico: “Mi davano per morto in estate, ma sono rimasto fino a marzo”…
RASSEGNA STAMPA – (F. Della Valle) – Allegri come Zaccheroni 11 anni dopo. Tutti e due hanno vinto lo scudetto al primo colpo, tutti e due hanno mancato il bis il secondo e il terzo si sono trovati in difficoltà. Zaccheroni restò in panchina fino a marzo, poi pagò con l’esonero l’eliminazione dalla Champions. “Però stiamo parlando di situazioni completamente diverse — precisa l’attuale c.t. del Giappone — . Io mi sono trovato in difficoltà ad agosto, quando persi 5-1 l’amichevole con il Real Madrid a San Siro: eravamo 0-0 all’intervallo e fui costretto a cambiare molti giocatori perché tanti erano rientrati da poco dall’Europeo e noi dovevamo giocare i preliminari di Champions. Poi però passammo il turno con la Dinamo Zagabria e facemmo bene”. Anche Allegri ha perso 5-1 con il Real nel pre-campionato, mandando su tutte le furie Galliani, e adesso la sua panchina è in bilico.
Possibile che non si riveda un po’ in lui?
“Le analogie finiscono qui. Noi in campionato all’inizio stavamo andando bene, fino a gennaio non abbiamo avuto problemi. Poi il patatrac è successo per colpa dei troppi infortuni a centrocampo: sono stato costretto a far giocare Kaladze fuori ruolo. L’unico punto in comune è che tutti e due abbiamo avuto problemi il terzo anno”.
Non solo: lei non aveva rapporti idilliaci con Berlusconi e anche Allegri è finito nel mirino. Come ci si sente a essere sempre in discussione?
“Un allenatore deve imparare a convivere con certe situazioni e non deve farsi condizionare da ciò che succede all’esterno. Non è facile stare in equilibrio, ma a certi livelli bisogna saperlo fare. Io allora ci riuscii: sono sempre stato punzecchiato dal Presidente, tanta gente mi dava per morto già in estate, invece ne siamo venuti fuori brillantemente e senza gli infortuni sarebbe stata tutta un’altra cosa. Non era una squadra in crisi, ricordo giovani come Coco che sono esplosi e sono andati in Nazionale, non c’erano state cessioni eccellenti. I tifosi erano dalla mia parte e stavo facendo bene, tanto che a gennaio la società mi aveva proposto il rinnovo del contratto. Sono stato io a dire di no perché non potevo andare avanti così”.
Quindi lei ci sta dicendo che Allegri, anche se resterà fino alla fine, l’anno prossimo farebbe bene a cambiare squadra se non sente la fiducia della proprietà?
“Non so che rapporti abbia con i dirigenti, solo lui può decidere come comportarsi. Io avevo capito che non c’erano le condizioni per lavorare bene perché il Presidente non era soddisfatto di me, quindi ho preferito non accettare la proposta di rinnovo”.
Torniamo ad Allegri e alla situazione attuale: come si esce da una crisi come questa?
“Il momento è difficile perché non è normale che il Milan perda in casa con l’Atalanta e la Sampdoria e non riesca a battere l’Anderlecht. E’ chiaro che qualche problema c’è, Allegri deve provare a restare tranquillo ma tutto l’ambiente, dai giocatori alla dirigenza, deve aiutarlo. Le bufere passano”.
Udine sarà l’ultima spiaggia per lui?
“Non credo. Cambiare allenatore adesso non sarebbe la mossa giusta. Galliani ha esperienza da vendere, sa bene quello che bisogna fare in queste situazioni: l’unica soluzione è compattarsi e cercare di raddrizzare la barca. Poi però tutto dipende dai risultati: se non arrivano difficilmente riesci a salvarti. Nel calcio siamo tutti in balia delle vittorie”.