LA GAZZETTA DELLO SPORT – Solo un ko nei 13 mesi di Conte. Nessuno così bene tra i 32 club di Champions League…
RASSEGNA STAMPA – (M. Graziano) – L’Italia del calcio fa ancora paura ai top team internazionali. Portiamo a casa un secondo posto europeo con gli azzurri di Prandelli, e grazie alla Juventus ci scopriamo competitivi pure nella coppa per club più prestigiosa del mondo. I bianconeri rimontano due gol nella tana del Chelsea, lo fanno con gioco e personalità, sfiorano addirittura il clamoroso successo e vanno ad arricchire una striscia straordinaria: nessuno come la Juve negli ultimi tredici mesi fra i 32 club del tabellone principale di Champions League. Tredici mesi, il periodo della gestione di Conte: solo una sconfitta in 48 partite, 30 le vittorie, 17 i pareggi. L’unico stop è firmato Napoli, finale di Coppa Italia. Dietro ai bianconeri, i più vicini sono i ‘marziani’ del Barcellona, cinque sconfitte negli ultimi tredici mesi, anche se non bisogna dimenticare che i catalani di gare ne hanno giocate ben 71, essendo andati parecchio avanti nell’ultima Champions League. Il Real Madrid di Mourinho si è fermato ben otto volte, l’emergente Psg di Ancelotti nove, il Bayern Monaco undici, Manchester United e Manchester City dodici. Tutte squadre che complessivamente hanno giocato più partite rispetto a una Juve che però vanta anche la miglior striscia aperta di risultati utili consecutivi in campionato: 42 contro i 31 del Borussia Dortmund, secondo. E in campionato si rituffa ora la banda Conte. Domani, a Torino, arriva il Chievo. Poi, il tremendo uno-due con la Fiorentina (martedì in trasferta) e la Roma (fra otto giorni). Tre gare in una settimana, trappole ovunque con i viola e i giallorossi, ma anche la possibilità di dare uno strattone piuttosto importante nella corsa-scudetto. E di continuare poi ad avvicinare lo straordinario record del Milan di Capello, che fra il 1991 e il 1993 mise in fila 58 risultati utili consecutivi in campionato: se la Juve chiude imbattuta il girone d’andata è aggancio. E per ora a Conte non arrivano segnali preoccupanti a livello di pancia piena. Quando va sotto o chiude in parità il primo tempo, la sua squadra reagisce infatti con rabbia ragionata. Si scuote, si riversa nella metà campo avversaria e mette a posto le cose con una facilità disarmante.