LA GAZZETTA DELLO SPORT – Lo Spartak prima pareggia, poi va in vantaggio. Doppietta di Leo ed è rimonta…
RASSEGNA STAMPA – (F. Licari) – Da Barcellona-Spartak non ti aspetti che a mezzora dalla fine i più forti del mondo siano sotto 1-2 e che Messi, fino ad allora ben nascosto, spunti dal nulla con due gol che allontanano la paura del k.o. al debutto. Perché Emery, spagnolo sulla panchina russa, l’aveva detto ed evidentemente non scherzava: “Siamo qui per vincere, possiamo controllare la partita”. Per poco non riusciva. Se non fosse stato per Messi e per il giovane Tello. Lo Spartak riesce nel controllo, e piuttosto bene, per un’ora piena. Nella quale il Barça affolla la trequarti russa come nel traffico all’ora di punta: tutti fermi in venti metri, nessun vigile, anche se Xavi si sbatte con fischietto e paletta per aprire corsie d’emergenza. Fabregas è schiacciato tra le linee e senza idee, Pedro soffocato e Piqué si fa subito male. Non c’è il cambio di passo di Iniesta, la grinta di Thiago. Invece il semaforo verde s’accende a intermittenza per i russi: e quel gigante centometrista di Emunike parte, spalleggiato da Ari, seminando il panico. Si difende con ordine lo Spartak sotto gli occhi del c.t. russo Capello in tribuna: un 4-5-1 corto ed elastico nel quale tutti conoscono a perfezione il compito. Kallstrom e Romulo aggrediscono il portatore di palla, Ari manda in confusione Dani Alves, McGeady non ha pause. Tutti tranne uno, l’esterno destro K. Kombarov: un ‘lasciapassare’ del quale il Barça però non approfitta fino al cambio inevitabile con Makeev. Ma il vecchio Emery ha anche un’altra pensata. In fase d’attacco il pivot Rafael scala dietro tra i centrali dispiegando un 3-4-3 che costringe Mascherano a inseguire. Tattica e psicologia sono a posto. E così neanche il gol quasi immediato di Tello, gran diagonale da sinistra, da fuori, al 14′, scatena la goleada. Il contrario. Ci scappa l’incidente collettivo della difesa catalana: Emunike s’invola lasciando Mascherano nella polvere, Song sbaglia entrata e Alves, per anticipare Ari, la butta dentro: 1-1. E dentro la porta del Barça la palla finisce ancora, con l’ennesimo contropiede firmato Romulo, al 13′ della ripresa. Ecco che comincia un’altra partita. Ecco che Vilanova, passato invano dal 4-3-3 al 4-2-3-1, inserisce finalmente Sanchez e Villa: s’innesca una specie di 3-3-4 che mette alle corde lo Spartak ormai stremato, sempre più basso. Finale scritto soltanto perché c’è Messi. Ma sì, il famoso ‘3-3-3-Messi’ del Barça.