IL CORRIERE DELLA SERA. (M. Colombo) Le parole dell’attuale tecnico degli Allievi del Milan a cui manca il calcio giocato…
Filippo INZAGHI ha rilasciato un’intervista a “Il Corriere della Sera” parlando della Champions League, di quanto gli manca il calcio giocato e del suo presente di allenatore.
Ecco le sue parole:
Dove sarà stasera alle 20.45?
«A casa, sul divano a tifare per gli ex compagni. È troppo presto per venire a San Siro».
In che senso?
«Soffrirei troppo a non giocare. Fra un po’ tornerò ma ora non me la sento».
Nostalgia per la musichetta della Champions?
«Mi manca tutto il calcio giocato, i compagni, San Siro. In sintesi di non fare più il lavoro più bello del mondo».
Le sue squadre favorite?
«Il Barcellona è in assoluto la squadra più bella da vedere. Ogni sportivo è anche tifoso dei catalani che tutti gli anni su un’intelaiatura fortissima inseriscono uno, due campioni di valore. Il Real ha il girone più difficile ma con il Manchester City è favorito per il passaggio del turno».
Come immagina il cammino europeo del Milan?
«Mi auguro che passino i miei ex compagni, con lo Zenit. Ma occhio al Malaga».
La Juve torna nel salotto buono dell’Europa.
«Attenzione allo Shakhtar, ma con il Chelsea dovrebbe qualificarsi».
L’allenatore su cui scommettere?
«Ancelotti è una garanzia: dopo il Milan, sarà il Psg la prima squadra del cui risultato mi informerò. A Parigi ho tanti amici che mi aspettano e che presto tornerò a trovare. Poi mi auguro che sia l’anno di Ibra».
Lo sa che in un’intervista Zlatan ha dichiarato che lei davanti alla porta ha un istinto omicida?
«È un caro amico, ci sentiamo spesso».
L’attaccante su cui punta?
«Mi dispiace che non giochi la competizione più importante Falcao, ammiro il suo modo di giocare e di stare in campo. Allora mi auguro che la sorpresa della Champions sia Pazzini».
Quanto tempo pensa di aver bisogno prima di fare il salto dal settore giovanile alla prima squadra?
«Sono molto sereno, leggo i giornali anch’io ma non ho la presunzione di pensare di saper allenare dopo un mese. Cerco di mettere in pratica le mie idee, con umiltà e ambizione. Da giocatore sono partito dalla serie C e sono arrivato sul tetto del mondo. Il destino ha voluto che iniziassi la mia carriera di tecnico su una panchina del Milan: la passione c’è, io sono a disposizione della società. Ma lasciamo tranquilli la squadra e Allegri».
Galliani sostiene che diventerà un grande tecnico perché vive la professione da «assatanato».
«Se sono rimasto al Milan è solo merito suo. Sono contento che apprezzi il mio valore come uomo, poi vediamo».
Come si spiega il momento di crisi della sua ex squadra?
«Ci sono stati grandi cambiamenti ma il Milan può lottare per i primi posti. Juve a parte, le altre concorrenti non hanno un organico superiore. Bisogna vincere, a partire da stasera per riportare entusiasmo nell’ambiente. San Siro ha sempre fatto la differenza, deve tornare a essere lo stadio che conoscevo».