LA GAZZETTA DELLO SPORT – “Stadio e centro sportivo nuovi per una squadra di grande livello. Ma il ciclo Mantovani resterà unico: ora troppo divario dalle grandi”…
RASSEGNA STAMPA – (N. Cecere) – La quarta capolista del campionato ha cinque punti e viene dalla B. È la sorpresa Samp di Garrone, che nelle ore trascorse in Gazzetta ha illustrato i traguardi presenti e futuri che vorrebbe raggiungere. Cioè la Champions League, uno stadio di proprietà e un nuovo centro sportivo. L’investimento? Un centinaio di milioni.
La chiacchierata parte da un riconoscimento che inorgoglisce il patron del club blucerchiato. “Rummenigge, nella riunione Eca, ci ha assegnato il premio Fan Relations Project: siamo il club europeo leader nei rapporti con i tifosi. Ne andiamo fieri”.
Il fair play village della scorsa stagione ha colpito.
“Evidentemente. Per stemperare la delusione della retrocessione e fare amicizia con i supporter avversari parcheggiavamo la nostra tensostruttura nelle città che ospitavano le partite della Samp offrendo prodotti tipici della Liguria: focaccia e un bicchiere di vino creano subito un buon clima”.
Del resto la sua società si è sempre distinta per signorilità.
“L’attaccamento alla maglia, ai valori veri della competizione sportiva, il riconoscimento delle autorità e dei meriti altrui, sono elementi ineliminabili dal nostro dna. Ah, quel blucerchiato… Sapete che il Guerin Sportivo ha pubblicato un sondaggio nel quale la nostra risulta la maglietta che piace di più al mondo? È semplicemente unica”.
Ventimila spettatori di media in B e ventimila abbonati in A: la fiducia non manca.
“La gente ha premiato la nostra politica: chi faceva la tessera l’anno scorso in caso di promozione l’avrebbe riavuta allo stesso prezzo. E questo nonostante la retrocessione ci sia costata 25 milioni, tra incassi tv, sponsor e quote partita”.
E lei come intende premiare il suo popolo?
“Intanto costruendo uno stadio di proprietà, condizione essenziale per ampliare le entrate e fare un buon mercato”.
Ha già individuato un’area?
“Lo aveva fatto mio padre, quella dell’aeroporto, poi bocciata dall’Enav. Ma lo studio dell’architetto Boeri ci aveva fornito altre soluzioni, il Porto, la zona Fiera. Ci stiamo ragionando. Dovrà essere però una struttura in grado di rilanciare l’immagine attualmente appannata di una città che resta bellissima. Entrando dal mare nella baia di Città del Capo la prima cosa che noti è lo stadio. Il nostro simbolo, la Lanterna, verrà affiancato dallo stadio della Sampdoria“.
Spesa prevista e tempi?
“Oggi lo si fa in due anni e con una ottantina di milioni. All’epoca del primo progetto ne servivano duecento”.
Stadio nuovo, incassi maggiori e quindi avremo un’altra… Udinese in Champions?
“È chiaro che se si guarda all’Europa, e noi quest’anno pensiamo anzitutto alla salvezza, la mente corre alla coppa più prestigiosa… Io l’ho sognata da bimbo quando Natale mi portava in gradinata Sud e poi da sponsor, quando ce la soffiò il Barcellona… Mi piacerebbe riprovarci anche se ritengo inimitabile il ciclo Mantovani, proprio per una questione meramente economica: ai tempi il divario fra piccole, medie e grandi non era enorme e quindi si poteva competere per lo scudetto. Oggi è impossibile”.
La famiglia Pozzo però avrà pur insegnato qualcosa…
“Sì, il loro modello mi piace e mi attira. Diciamo che se l’Udinese è fantastica nel pescare i talenti, noi possiamo provare a fabbricarli in casa. Oltre ad osservatori bravi e fidati ci occorrerà un centro sportivo più grande di Bogliasco, che non è ampliabile purtroppo. Pensiamo a sette campi, con albergo, foresteria per i ragazzi, uffici… Se ci danno l’area, già individuata, sono pronto ad investire una ventina di milioni per realizzarlo”.
Si sente a capo di una tifoseria di elite? Pochi, ma eccellenti…
“Ma no, io sto andando incontro al nostro popolo mettendo a disposizione ogni ritrovato tecnologico e facendo della trasparenza un vessillo. Certo, nella classifica del riparto dei proventi dei diritti televisivi, siamo come quei fenomeni di nicchia: quattordicesimo posto. E se fra noi e il Palermo, che è in una fascia più alta, ci sono venti milioni, fra noi e le tre regine del calcio italiano ce ne sono novanta… Capite perché sostengo che l’epopea Mantovani rimarrà ineguagliabile?”.
Beh, per fortuna esiste anche l’abilità di manager, tecnici, giocatori… Come si è arrivati alla scelta di Ciro Ferrara?
“Avevamo puntato su Zeman: un’idea entusiasmante perché lui incarna i nostri valori di pulizia morale, integrità, rispetto delle regole. Ma è stato promosso senza play off e così quando ci siamo ritrovati in A ce lo aveva già soffiato la Roma: nessun rancore anzi gli auguro di vincere lo scudetto e sono convinto che può farcela. Poi venne fuori la pista Benitez, rivelatasi impercorribile poiché Rafa intendeva riscattarsi subito con una squadra da vertice. E allora ecco un poker di candidati: Lucescu jr, Pochettino, Deschamps e Ferrara. Abbiamo scelto l’italiano per integrità morale, la carriera da giocatore, la buona prova con la Under e anche per il suo staff: Peruzzi e Neri sono professionisti di spessore”.
Se lo immagina Roberto Mancini, da nonno, sulla panchina della Samp?
“Beh, l’ha detto lui che intende tornare ed io sarei ben lieto di accoglierlo. Dopo averlo visto vincere tantissimo e guadagnare in proporzione…”.
Terrete il vecchio capitano, Angelo Palombo, in tribuna?
“No, ha ripreso ad allenarsi. Però siamo stati chiarissimi: è il nono di un centrocampo a tre. Se lo meriterà andrà in campo. Umanamente è una vicenda che colpisce, però io non mi avvicino nemmeno al milione e mezzo netto che lui guadagna all’anno”.
Scudetto alla Juve?
“E’ la favorita. Ma io lo darei alla Roma per la brillante ristrutturazione societaria e al Napoli per la simpatia e l’entusiasmo dei suoi tifosi”.
Tornerà un Garrone in consiglio di Lega?
“Organismo inutile. Così com’è concepita la Lega è ingovernabile. Va ripensata”.