ESCLUSIVA ROMANEWS.EU – Era arrivato lo scorso anno in prestito con diritto di riscatto, durante l’ultimo giorno di mercato, quasi in sordina, quasi oscurato dai numerosi arrivi di quella sessione, Lamela a Pjanic su tutti. Ma Fabio Borini, con l’impegno che lo ha sempre contraddistinto, è riuscito ad emergere, diventando nel giro di breve tempo un pilastro dello scacchiere tattico di Luis Enrique e un beniamino dei tifosi. Tutto sembra indirizzarsi verso un futuro roseo in giallorosso ed invece il 13 luglio arriva il Liverpool che con 14 milioni di euro se lo porta a casa. A circa due mesi dal suo trasferimento, la redazione di Romanews.eu ha voluto contattare il suo agente, Marco De Marchi, per sapere come procede l’avventura Oltre Manica del centravanti.
Sono passati due mesi dal passaggio del suo assistito a Liverpool e, nonostante un solo gol messo a segno (nel preliminare di Europa League contro il Gomel), la curva ‘Kop’ si è già innamorata della sua grinta.
“Fabio si è ambientato subito. Tra l’altro c’era già stato in Inghilterra e conosceva già l’atmosfera e l’ambiente della Premier League”.
La stessa grinta gli aveva permesso di emergere lo scorso anno, facendo appassionare tifosi e tecnici, tanto che alla fine Borini risultò essere uno dei più positivi tra i giallorossi. Molti lo consideravano un giocatore ideale per il gioco di Zeman, è stato un peccato non vederlo sotto la guida del boemo?
“A volte ci sono altre situazioni che vanno analizzate. Adesso è inutile parlare di quello che sarebbe potuto essere. Fabio ha sempre mostrato di metterci il massimo impegno e penso che ci sia anche riuscito. Il calcio non si fa con i se e con i ma, adesso lui ha girato pagina e di conseguenza guardiamo sempre avanti. Ad ogni modo, lui ha passato un’annata veramente meravigliosa a Roma, sotto qualsiasi aspetto, peccato che la squadra poi abbia avuto degli alti e bassi. Quello che ci tengo a dire, ma che del resto è anche superfluo sottolineare, che alla fine si guardano i risultati sul campo. Fabio ci ha messo anima e cuore, in tutto e per tutto, a volte riuscendoci bene, altre meno bene ma l’impegno, che è una delle sue qualità peculiari, c’è sempre stato. A Roma ha passato un anno straordinario e lo ha ripetuto anche lui diverse volte”.
Quanto ha inciso il richiamo del suo ‘maestro’ Brendan Rodgers?
“Ci sono state una serie di evoluzioni ad un certo punto della trattativa e si è preso in considerazione anche questo aspetto, sicuramente ha avuto la sua percentuale. Dopo aver valutato il tutto a 360° con la Roma che ci ha prospettato questa cosa, alla fine si è deciso di andare a Liverpool”.
Capitolo nazionale: per un italiano all’estero è sempre difficile restare in contatto con la maglia azzurra. Il ct Prandelli ha dimostrato comunque di tenere in considerazione il giocatore, ma non teme che la lontananza dall’Italia, a lungo andare, potrebbe essere un fattore penalizzante?
“Rispondo con una battuta: visto che Liverpool e Manchester non sono lontanissime, sono distanti 40 km tra loro, quando mister Prandelli va a vedere Balotelli gli consiglio di allungarsi anche verso Liverpool…Al di là della battute, credo che ormai non si possa più parlare di estero o di Italia. Ormai il calcio è diventato globale, senza frontiere. Oltretutto il campionato inglese è uno dei più difficili e competitivi, un test molto importante. Tutto dipende dai giocatori che giocano all’estero, non tanto da dove giocano. Se un giocatore fa bene, viene sicuramente notato, a prescindere dal campionato di militanza”.
Daniele Gargiulo