Paolo Rossi è stato une degli attaccanti più importanti del calcio italiano ed è stato anche protagonista assoluto del mondiale vinto dagli Azzurri nell’82, in quell’occasione è nato il mito di “Pablito”. Ora, 30 anni dopo, Rossi racconta al CORRIERE DELLA SERA chi saranno i suoi eredi.
Paolo Rossi, avrebbe mai immaginato, un anno fa, una simile fioritura di giovani attaccanti?
«No di certo. È il bello del nostro calcio: la sua capacità di rinnovamento. Ora c’è un’interessante nidiata di punte e forse invece ci servirebbe qualche difensore».
Giovani e inesperti, eppure già nel giro della nazionale di Prandelli.
«Speriamo crescano velocemente. In prospettiva azzurra devono giocare, tutti, due bei campionati interi, per poi arrivare in Brasile, al Mondiale del 2014, in maniera convincente. Borini, Destro, Immobile e Insigne sono ragazzi veloci e rapidi, in questo momento non ci sono più i centravanti di peso, quelli che tengono la palla e sono robusti. Non ci sono più quelli come Toni».
A lei chi piace in particolare?
«Immobile, quello che in nazionale non c’è (ride). È forte forte. L’anno scorso ho seguito da vicino il Pescara di Zeman e ho visto lui e Insigne, che però è molto meno goleador, visto che può giocare dietro alle punte ma anche da tornante».
Dovesse puntare su un paio di loro?
«Direi Immobile e Destro. Però è difficile sbilanciarsi ora, stiamo un po’ giocando con i nomi. Tutti partono alla pari».
In quale di questi giovani rivede Paolo Rossi?
«Diciamo Destro. Mi sembra tecnico ma anche concreto, proprio come me. Borini è generoso ma meno concreto, Insigne ama partire da dietro e Immobile fisicamente ha più peso di quanto ne avessi io. Però, a pensarci bene, io ero una via di mezzo tra Insigne per la tecnica e Destro per quanto riguarda rapidità e velocità».
E Balotelli?
«Be’, lui è davanti a tutti, ha già un bel po’ di partite alle spalle e all’Europeo ha fatto un piccolo salto in avanti. La sua forza fisica è straordinaria e come talento è il numero uno».
Dunque, se Balotelli è il numero uno, chi lo segue a ruota?
«Destro e Immobile».
E Insigne?
«Non è una vera e propria punta, è un giocatore atipico, si muove a tutto campo, può fare gol e farlo fare. Comunque la verità è che da questo gruppetto di talenti, almeno due o tre emergeranno ad alto livello».
Il momento degli attaccanti è talmente favorevole che in serie B, nel Sassuolo, un 18enne, Berardi, ha debuttato con un gol e un assist.
«Guardando i gol della B ho visto pure lui. Però l’età è quella che è, andiamoci piano, anche se tutti questi giovani attaccanti è meglio averli piuttosto che doversi arrangiare in qualche modo».
Anche se non è un attaccante, tra i pezzi da novanta c’è pure Verratti.
«Credo davvero che possa essere il Pirlo del futuro. Sarebbe sufficiente che diventasse il 60-70 per cento di quello che è stato Pirlo».
Passando dai ragazzini a quelli più scafati, che gliene pare di Osvaldo?
«Lui è diverso. Se prende qualche colpo lo regge meglio. Come Balotelli».
Prandelli ha convocato anche Pazzini e Giovinco.
«Questi sono giocatori già belli e fatti ma la concorrenza dei ventenni è rischiosa. Forse però può essere un bene pure per loro. Non potranno adagiarsi, dovranno stare sempre sul chi va là… Bene, bene: nuotiamo nell’abbondanza».
Cassano invece è finito ai margini della nazionale.
«A trent’anni Cassano non è vecchio, può ancora dire la sua. Sta ai box ma potrebbe tornare in pista. Dipenderà da lui».