Domenica prossima si giocherà Roma-Bologna, lei sarà allo stadio Olimpico?
“Sì, certo. Sarò allo stadio con mio figlio Marco che è un tifoso esagerato della Roma. Sono costretto anche io per questo a seguire un po’ la Roma ormai da tanti anni. Sarà un derby in famiglia per noi domenica. E poi quest’anno c’è Zeman…”.
Già Zeman. Cosa pensa del ritorno dell’allenatore boemo?
“Zeman è un grande allenatore, mi fa piacere il suo ritorno in Serie A. Fa un bel calcio. E pensare che qualche anno fa lo volevano anche per la panchina del Bologna, poi però non se ne fece nulla”.
Zeman è un innovatore ma in fondo è sempre uguale a stesso: fedele al suo credo tattico e personaggio di denuncia. Si può paragonare il boemo ad Adriano Celentano?
“Beh sì, Adriano è famoso per le sue provocazioni. Zeman è l’uomo del calcio pulito, del calcio in cui vinci se te lo meriti, del calcio in cui vince chi gioca meglio e non chi usa altri mezzi. Suscita tanto interesse proprio per questo. Celentano con le sue uscite fa tanto clamore un po’ come Zeman. Non so chi dei due abbia preso dall’altro (ride, ndr). Comunque sì, sono due personaggi che si possono accostare, due persone fuori dal coro, difficili da imitare e da eguagliare”.
Il Bologna non ha iniziato benissimo questa stagione: due sconfitte con Chievo e Milan. Cosa si aspetta dalla trasferta in casa della Roma?
“Mi aspetto che la squadra cresca ancora sul piano del gioco. Paghiamo in parte anche quello che è successo quest’estate tra calcioscommesse e cessioni importanti. Sono stati mesi vissuti con la paura di essere penalizzati: abbiamo avuto Portanova squalificato per tre anni e mezzo, Ramirez che è voluto andar via… Insomma, non abbiamo passato un’estate tranquilla, tutt’altro. Però io sono convinto che la società abbia operato bene: ci sono tanti giovani che piano piano verranno inseriti dal nostro allenatore che è molto bravo e si sta comportando molto bene. La Roma farà il possibile, però sappiamo che nel calcio non vince sempre il più forte: delle volte un po’ di fortuna, magari arriva un pareggio. Ma sarà molto difficile all’Olimpico e dobbiamo pensare a non abbatterci se dovesse arrivare un’altra sconfitta. La Roma dopo la vittoria con l’Inter ha acquisito maggiore sicurezza, in ogni caso sarà una bellissima partita”.
Attualmente qual è il suo ruolo nel Bologna?
“Sono un tifoso, sono il presidente onorario però non faccio parte del consiglio. Seguo da vicino le vicende della squadra e il nostro presidente si sta comportando benissimo, ha la fiducia di tutti. Io non intervengo sugli aspetti tecnici. Sicuramente mi sento molto tifoso e molto legato alla squadra”.
Lei dopo tanti anni di carriera è sempre uno dei più amati ed ha ancora tanta voglia di lavorare. Totti a 36 anni è ancora un top player: possiamo dire che Morandi sta alla musica italiana come Totti sta al calcio?
“Ma magari… (ride, ndr). Totti mi piace veramente tantissimo: ha fatto una partita eccezionale anche a Milano. E’ uno straordinario giocatore che avrebbe meritato sicuramente il pallone d’oro. E’ bello poi anche il fatto che sia una bandiera e che abbia voluto rimanere per tutta la carriera alla Roma. Ripeto, a me piace. Totti è un grandissimo giocatore: chi ama il calcio non può non amare Totti”.
Nel Bologna avete Diamanti che ricopre in campo un po’ lo stesso ruolo di Totti, estro e fantasia al servizio della squadra…
“Sì, abbiamo Diamanti, a me piace molto: è un trascinatore, uno bravo. Ora abbiamo anche Gilardino, uno che ha fatto sempre gol, 147 reti in Serie A”.
Bologna può essere la piazza giusta per il rilancio di Gilardino?
“Io credo di sì: ricordo che da noi arrivò Signori che era sfasciato, Di Vaio che era stato messo ai margini dalla sua precedente società, Baggio che riguadagnò la nazionale proprio grazie al Bologna. La cura di questa città ha aiutato tanti calciatori. Spero che Gilardino si fermi qui fino a 34-35 anni”.
Lo avrebbe voluto Del Piero al Bologna?
“Del Piero è un grandissimo, anche lui una grande bandiera, penso che forse il Bologna può anche averci pensato, gliel’avranno anche proposto così come tante altre squadre italiane. Ma lui aveva già deciso di andare all’estero per non mettere una maglia italiana diversa da quella della Juventus”.