LA REPUBBLICA – (L. Bolognini) Champions, 1-1 col Braga: poi l’assurdo errore di Maicosuel…
RASSEGNA STAMPA – (L. Bolognini) Il rigore a cucchiaio è atrocemente dolce o dolcemente atroce, e sottilissimo è il confine che li separa, dipende se lo segni o se lo sbagli. Però quello che Maicosuel dell’Udinese ha sbagliato alle 23.22 sotto la curva Nord dello stadio Friuli è stato atrocemente atroce. Perché in un colpo solo ha: distrutto il giocatore, cavallo pazzo (non a caso di nome fa Reginaldo de Matos) da imbrigliare tatticamente e mentalmente, condannato la sua squadra alla seconda eliminazione di fila dai playoff di Champions League(e quindi a una perdita economica che si aggira sugli otto milioni di euro, neanche il cucchiaio fosse di platino), e in definitiva danneggiato gravemente il calcio italiano, che si ritrova a schierare due sole squadre nella fu Coppa Campioni, come non accadeva dal 2000. Certo, i portoghesi del Braga la pensano diversamente, e ringraziano lo sciagurato per la decisione di tirare il terzo rigore con uno scavetto decisamente mal congegnato e peggio realizzato, una rincorsa lenta e senza neanche una finta, che è spesso la cosa decisiva nel cucchiaio. Se riesce quella, fa brutta figura il portiere, se non riesce ne fa una pessima l’attaccante.
Per il resto l’Udinese ha fatto la cosa migliore proprio ai rigori, segnandone quattro perfetti. Ma cinque ne ha segnati il Braga, ed è stato l’unico momento in cui Brkic non ha fatto prodezze. Perchè va detto che se il Reginaldo dei Matos ha potuto fare questa figuraccia è stato solo perchè il portiere serbo (monumentale, e non solo per i suoi 196 cm per 95 kg) ha sfoderato, prima, almeno sei parate strepitose, impedendo al Braga di vincere nei tempi regolamentari, come avrebbe ampiamente meritato. I portoghesi hanno giocato alla portoghese: centrocampo foltissimo che rumina calcio con talento e tocco, rari tiri in porta, qualcuno in più dalla distanza. E l’Udinese pian piano ci ha capito sempre meno, faticando anche negli elementi più di esperienza come Pinzi. A tenerla insieme solo Brkic, Benatia, Armero e Fabbrini, il resto è stata davvero poca cosa. Eppure stava per bastare: Armero al 20′ portava in vantaggio i friulani con un colpo di testa su cross di Basta. Ma prima e soprattutto dopo c’era stato quasi solo il Braga, che controllava agevolmente Di Natale e ripartiva tranquillo e autoritario. Anche se subiva qualche contropiede che una squadra più lucida avrebbe tranquillamente segnato (uno in particolare di Armero, che al momento del tiro si sgambettava da solo). Ma era giustissimo l’1-1 della ripresa, su colpo di testa ravvicinato di Rúben Micael (l’uomo che poi segnerà anche il rigore decisivo).
Inevitabile però – in uno sport fatto comunque di episodi come il calcio – che tutto ruoti intorno a un errore come quello di Maicosuel, tanto è stato clamoroso e trasmesso in eurovisione. Clamorosa era anche l’occasione, per l’Udinese: tornare nel tabellone principale di Champions League dopo sette anni (l’unica volta avvenne battendo lo Sporting Lisbona, allenato proprio da Josè Peseiro, che ieri si è preso la rivincita col Braga). «L’anno scorso c’era stata la Coppa America in estate e l’avversario era nettamente più forte, ora non ci sono scuse» aveva detto prima del match il patron Pozzo. Infatti l’Udinese non ha scuse. E ha buttato alle ortiche una fantastica rincorsa che lo scorso fine campionato la portò a superare Lazio e Napoli nello sprint per il terzo posto e una serie di capolavori tattici di Guidolin. Che ieri sera si è assunto tutte le colpe, non solo le proprie, ma di tutta la squadra, e pure quelle di Maicosuel: «Evidentemente non sono in grado di portare una squadra in Champions League – ha detto affranto – devo prendermi le mie responsabilità, è mancata la guida tecnica, ora dovrò fare riflessioni molto approfondite sul mio futuro», frase che messa così sembrerebbe un preannuncio di dimissioni. Sul rigore poco da dire: «Dagli undici metri si può uscire, ma così sa di rocambolesco ». I tifosi dell’Udinese probabilmente avrebbero ben altri aggettivi.