TOMMASI SULLA GIUSTIZIA SPORTIVA – «La riforma della giustizia sportiva non è un argomento tabù però, per capire come e dove modificare, l’analisi va fatta in un altro momento che non sia ora, nel bel mezzo dei processi». Queste le parole del presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi riportate dall’Ansa. «È l’altra faccia della medaglia rispetto a quelli che non hanno potuto giocare e si sentono accusati ingiustamente – ha osservato Tommasi – Purtroppo i tempi della giustizia sportiva sono questi: si è iniziato il campionato nonostante ci fossero ancora dei ricorsi di alcune squadre. L’argomento è sentito, per tante cose i giocatori faticano a darsi una spiegazione. Molti non capiscono perchè un arrestato possa giocare e chi è stato solo ascoltato dalla Procura della Repubblica poi è stato sanzionato dalla giustizia sportiva. I giocatori – ha continuato Tommasi – stanno imparando la normativa, quello che è concesso o no. Alcuni giovani scoprono che firmando il contratto da professionista non possono più scommettere. Nei prossimi mesi insisteremo nella nostra opera di sensibilizzazione nei settori giovanili, lì c’è poca informazione e tanto rischio». Tommasi poi commenta anche l’introduzione dei giudici di linea: «L’idea era stata ben accolta da subito – ha spiegato Tommasi -. Due persone in più che valutano diminuiscono il margine d’errore, purchè tutti siano d’accordo che l’errore ci può sempre stare». Infine commenta la linea verde che è stata protagonista in questa prima giornata di campionato: «Già le ultime convocazioni della Nazionale sono state un bel segnale. È sempre più difficile rischiare un giovane, perchè sappiamo quanto sia precaria la vita degli allenatori in Italia. Però spero che abbiano il coraggio di lanciare i giovani e farli giocare. In Italia la tendenza è investire più sui giovani stranieri che hanno avuto esperienza nei loro campionati e quindi sembrano più avanti. Ma in Italia i giovani ci sono, bisogna solo avere il coraggio di farli giocare e si può arrivare all’obiettivo magari senza obbligare gli allenatori a metterli in campo».