IL TEMPO – Il tecnico: “Vergogna. Tutti sappiano cosa mi state facendo”…
RASSEGNA STAMPA – (D. Palizzotto) – Conte non ci sta. Appena trenta ore dopo i dieci mesi di squalifica ricevuti dalla Corte di giustizia federale nel processo d’appello sul calcioscommesse, l’allenatore della Juventus rigetta ogni accusa e passa al contrattacco. A Vinovo Conte sbraita, urla, si agita, se la prende con la Procura federale e con i giudici, attacca il pentito Carobbio e mette in guardia i colleghi: “Stavolta è toccato a me, ma può succedere a tutti, aprite gli occhi”. Intanto a Roma, con un tempismo forse studiato ma senz’altro efficace, la Federcalcio rende note le motivazioni della squalifica. Avrebbe forse cambiato atteggiamento Conte, conoscendo le ragioni della condanna? Avrebbe forse evitato alcune pesanti espressioni? Difficile, anzi impossibile, perché la poco chiara esclusione dalla rosa del Siena dell’attaccante Mastronunzio – spiegata dai giudici con il rifiuto della combine della gara con l’AlbinoLeffe – è prova importante per la Corte, ma non per il tecnico. “È una vergogna – ha tuonato Conte – una vicenda assurda. Non ho mai scommesso in vita mia, ho sempre rispettato le regole, ma da sette mesi sono sui giornali come lo spot del calcioscommesse“. Accompagnato e sostenuto dai legali Bongiorno, De Rensis e Chiappero, oltre al vice-allenatore Alessio (per lui una squalifica ridotta da otto a sei mesi), Conte ha attaccato a testa bassa: “Il signor Carobbio, Pippo per la Procura perché ormai sono diventati pappa e ciccia, è considerato un collaboratore credibile. La credibilità, però, si ottiene nella vita, giorno dopo giorno, come ho fatto io diversamente da chi negli ultimi tre anni ha venduto le partite, sé stesso, la famiglia e i compagni”. Accuse pesanti verso Carobbio, ma accuse pesanti soprattutto verso la giustizia sportiva. “Sono allibito per le parole del giudice Sandulli, forse ha parlato da tifoso. Su AlbinoLeffe-Siena “non potevo non sapere”? Ancora non ho capito cosa significa, eppure non sono un deficiente. Per fortuna l’accusa infamante su Novara-Siena è caduta, e allora ho pensato: sono dieci mesi per due omesse denunce, ne rimane una, forse scende la pena, da dieci a cinque. E invece niente. È assurdo, il popolo juventino deve sapere ciò che mi stanno facendo. Sono antipatico perché vinco? Do fastidio? Non è un problema mio”. In 13 pagine la Corte spiega i motivi del proscioglimento di Conte su Novara-Siena: “Carobbio è stato smentito da tutti i tesserati del Siena“, ma al contempo avvalora la credibilità di Carobbio: “Non è un mitomane, non merita l’etichetta di bugiardo incallito” e poi motiva la sanzione inflitta all’allenatore della Juve con “una circostanza che poteva configurare una fattispecie diversa e più grave di incolpazione”, ovvero l’esclusione di Mastronunzio dalla rosa, giustificata da Conte in tre modi diversi, nessuno convincente per i giudici.