LA GAZZETTA DELLO SPORT – Dopo l’illusorio 2-0, l’Italia subisce il ritorno della squadra di Rudic. Il pressing croato e l’imprecisione azzurra al tiro spengono le speranze…
RASSEGNA STAMPA – (S. Arcobelli) – Il Settebello e un oro perso sul più bello. Il confine è labile tra l’amarezza per la sconfitta in finale di 2 gol, e l’ammissione che a questa Croazia ha funzionato tutto. Un Settebello meno coeso ancorché generosissimo, contro l’infallibile e imbattuta Croazia non è bastato. Serviva, oltre all’anima e all’ardore, un’altra prestazione impeccabile: serviva una squadra più cinica, fredda. Abbiamo trovato di fronte avversari irriducibili, implacabili in difesa e al tiro. Finale persa nel cuore del match, quando la fatica cominciava a crescere e le convinzioni a decrescere, la lucidità ad appannarsi e i colpi di quei marcantoni di Buric e Buslje, Buljubasic e Obradovic a condizionare i movimenti, ad arginare Aicardi e Premus, Giorgetti e Presciutti. Per sovrastare la pallanuoto fisica dei balcanici, gli italiani sono costretti sempre ad essere perfetti. Rudic ha trovato il meccanismo magico per inceppare una nazionale che era baciata da una condizione favolosa, da un temperamento vincente. Solidissima nello spirito. Contro i croati, nella seconda parte è venuto meno tutto questo. Eppure le reti iniziali di Gallo e Felugo parevano la continuazione della semifinale contro la Serbia. Il primo pallone scivolato beffardamente sotto Tempesti, da un intuito di Buljasbasic, era il presagio di difficoltà in agguato: il 3-2 di Barac, il 4-3 di Boskovic e soprattutto la tripletta del tiratore scelto Jokovic scavavano il solco. L’intensità del movimento, le sovrapposizioni, le alchimie studiate dagli azzurri, cominciavano a rivelarsi prevedibili per i croati; neanche le soluzioni di uno strepitoso Felugo riuscivano a minare la difesa croata, e neanche qualche tiro affrettato di Figlioli, o le incursioni mancine di Gallo. Era nel terzo tempo, con un fardello di 3 reti da recuperare, che il Settebello cominciava a perdere le speranze di riaprire la partita. Il pressing asfissiante dei croati non concedeva la possibilità di girarsi e tirare. Con tre minuti di anticipo, i croati in tribuna cominciavano a cantare, e neanche la rete di Presciutti a riusciva a riaccendere il match. La resa finale non cambia il giudizio complessivo di questa spedizione che avrebbe potuto essere trionfale come ai Mondiali. L’argento è una medaglia da apprezzare e valorizzare.