LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il c.t. Damiani: “Mangiacapre è la stella, sembra Benvenuti. Russo tiri fuori gli attributi. E Cammarelle è un vincente”…
RASSEGNA STAMPA – (V. Martucci) – Oggi, forse per l’ultima Olimpiade, Francesco Damiani sarà all’angolo dei tre azzurri in semifinale, e quindi già sicuri almeno del bronzo. Il primo sarà il 64 chili, Vincenzo Mangiacapre. “Forse è la stella dei Giochi. Esordiente, 23 anni, sapevamo che era bravo e forte, si è messo in carreggiata anche come serietà e sacrifici, e ha fatto bronzo europeo, mondiale e ora olimpico. E non è finita. Ha grande fantasia, con questo modo di schivare i colpi millimetrico e poi guardare l’avversario in faccia. Gli dico sempre: “Ma tu rischi”. E lui: “Io li vedo quando partono”. Ha un dono e lo sfrutta”. La scuola di Marcianise è sempre ricca di talento. “I maestri si dedicano a questo sport e agli allievi da quando sono molto giovani. Ma Vincenzo ha il pugilato che mi ricorda un po’ Benvenuti, Maurizio Stecca: crea le situazioni, porta i colpi, cambia sempre, il rovescio della medaglia è che devi essere molto preparato, convinto di quello che fai”. Ha un avversario temibile, Iglesias Sotolongo. “Campione del mondo 2009, e bronzo a Pechino, è ancora lì ed è il più bravo dei cubani, ma tre mesi fa ad Assisi hanno fatto un match alla pari. Ha il 50% di possibilità di passare in finale, ma lo deve aggredire, deve fare il lavoro che fa andando avanti, non può farlo andando indietro. Schivi uno, schivi due, non schivi tre: il cubano ha mestiere, è molto abile a portare molti colpi in pochi secondi… Vincenzo contro l’ungherese ha già pagato lo scotto dell’esordio, davanti a 8000 persone, lui vuole vincere l’oro e se batte il cubano, poi contro l’ucraino ce la fa”. Il 91 chili Clemente Russo non è quello di Pechino 2008. “Viene da due anni nelle World Series, sempre come vincente, ma con un pugilato totalmente diverso da quello che c’è qui, la sua preoccupazione è tornare rapido e veloce. Contro il cubano ha vinto nettamente, ma ha mostrato i difetti del semi-professionismo, ha legato, e ha anche pagato l’esordio, non è riuscito a fare quello che voleva. Ora deve fare una semifinale capolavoro, come 4 anni fa contro l’americano. È preparato, deve mostrare gli attributi”. L’avversario di oggi, l’azero Mammadov, è giovane e molto alto (1.96), magari è stato anche un po’ aiutato dagli arbitri. “Sono andati avanti i due migliori azeri. Questo è campione d’Europa e vice campione del mondo, molto tecnico, è l’uomo adatto per Clemente: soffre i rapidi e i difficili da colpire, e ha solo una ripresa e mezza, poi scoppia. Clemente è l’azzurro che ha più probabilità di arrivare in finale”. Il più 91 chili, l’oro di Pechino, Roberto Cammarelle, rischia grosso con Medzhidov. “Ha il compito più difficile: tecnicamente, l’azero è inferiore, ma fisicamente è un carro armato e potrebbe mettere in difficoltà Roberto che ha problemi alla schiena: il 20 maggio aveva due ernie e rischiava l’Olimpiade, è al 60% o poco più della condizione, gli manca quella rapidità sul primo colpo che a Pechino è stata importantissima. Ma il pugilato è strano: in Cina, fece un quarto bruttissimo, lo insultai pure, poi ha fatto semifinale e finale di eccezionale velocità. È stato il più forte che ho avuto l’onore di allenare in questi 10 anni, il più vincente di tutti, un peso massimo con il pugilato alla Ali, alla Leonard“.