IL CORRIERE DELLA SERA – Ecco i due volti del tecnico bianconero campione d’Italia…
Chi è Antonio Conte? L’uomo dagli occhi spiritati e abituato alla raucedine post gara per i 90′ passati a sgolarsi con un piede sulla fascia inseguendo nient’altro che la vittoria o quello degli accordi sottobanco con AlbinoLeffe e Novara che vìola il tempio dello spogliatoio per aggiustare il risultato? Due profili opposti, in meno di un mese emergono entrambi, dalle carte che raccolgono le parole dei pentiti: convergono sugli aneddoti, ma le loro parole alimentano una sorta di contraddizione morale sulla figura del tecnico che ha vinto lo scudetto con la Juventus. Dalla partita col Novara (1° maggio 2011, 2-2, su cui pende il rischio illecito) a quella con il Varese (23 maggio, 5-0, non contestata all’allenatore), Conte cambia se stesso, passando da tecnico che il «tarocco» lo apparecchia e lo comunica ai giocatori a ostacolo da aggirare per avviare la combine. O Conte è bipolare oppure qualcosa non torna.
Carobbio su Siena – Varese, ultima di B, che vale la promozione in A: “Non c’erano le condizioni, in quanto era la nostra ultima partita in casa e quindi l’ultima in cui Conte faceva l’allenatore”. Conferma Gervasoni: “Carobbio mi disse che non si poteva fare nulla, perché era l’ultima partita casalinga del Siena con Conte in panchina ed inoltre venivano da una brutta sconfitta ad Ascoli dove avevano perso 3-2 dopo che stavano vincendo per 0-2”. Ferdinando Coppola sulla riunione tecnica prima di Siena – Novara: “Mi ricordo dell’emozione che ho provato ad ascoltare le parole del mister (…) perché la posta in palio era importante e perché venivamo da una sconfitta col Portogruaro”. Carobbio su quella partita: “Si limitò a dire che avremmo pareggiato la partita e che era stato raggiunto l’accordo per il pareggio”. […] Qual è il vero Conte? La prima domanda dei federali è stata proprio «perché Carobbio ce l’avrebbe con lei?». E il tecnico della Juve ha sparato tutte le cartucce a disposizione, ma non basteranno a evitargli il deferimento. I criteri che hanno condotto l’indagine della Procura sportiva sono costruiti sulla credibilità dei pentiti e sul riscontro anche indiretto che le ammissioni trovano nell’incrocio dei vari verbali. Ma chi è davvero Antonio Conte?