Difficoltà di adattamento alla vita extrasportiva. Uno studio analizza i problemi che affliggono gli atleti dopo il ritiro
Il perfezionismo e l’atteggiamento mentale combattivo sono elementi essenziali per riuscire nello sport, soprattutto nello sport agonistico ai massimi livelli. Quando, però, si smette con le competizioni, molti atleti non vivono bene la fase di transizione e questo può avere delle conseguenze anche gravi sulla salute mentale degli atleti. Mentre molti ex olimpionici compiono senza difficoltà la transizione e quindi eccellono in nuovi progetti, altri incontrano problemi come disorientamento, depressione e perdita di autostima.
LO STUDIO MEDICO- Secondo un nuovo studio dell’Università del Queensland, in Australia, finanziata dal Centro Studi del Cio e guidata dal professor Steven Rynne con la collaborazione di colleghi britannici e svizzeri, la ricerca, che si basa su una serie di interviste, esplora le difficoltà che molti atleti incontrano nel cambiare la propria rete sociale di contatti, adottare nuove routine e rientrare nella forza lavoro.
LE PAROLE DEL DOTT. RYNNE- «Molto è stato detto sugli ideali olimpici e sul tipo di persone che diventano campioni, ma pochi studi hanno esaminato con una prospettiva socioculturale che cosa e come gli atleti imparano nel percorso verso una carriera olimpica. Vi è generalmente un cambiamento drammatico nella vita quotidiana degli atleti quando si ritirano dallo sport competitivo per passare ad ambienti professionali di lavoro e cambiano la propria rete sociale. Gli atleti che aspettano fino a dopo le Olimpiadi per pensare al proprio futuro, tendono a incontrare le maggiori difficoltà. Questa ricerca suggerisce che è importante considerare chi e che cosa plasma lo sviluppo degli olimpionici e come tale sviluppo può essere migliorato per promuovere non solo la performance ma anche comportamenti adattivi dopo lo sport di elite».