CALCIO. Interrogato mezzo GENOA ma nessuno ricorda gli ultrà

CORRIERE DELLA SERA – Le testimonianze di dodici calciatori: vuoti di memoria e hanno minimizzato quanto accaduto…

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RASSEGNA STAMPA – Una giornata per raccogliere la testimonianza di dodici calciatori (Antonelli, Bovo, Biondini, Frey, Moretti, Jancovic, Kucka, Jorquera, Gilardino, Antonelli, Rossi, Ze Eduardo) del Genoa non è bastata al pm Biagio Mazzeo per fare chiarezza sull’irruzione di una quarantina di ultrà negli spogliatoi dello stadio Signorini di Pegli il gennaio scorso. I tifosi avevano affrontato la squadra rinfacciando i 6 gol incassati dal Napoli ma soprattutto avevano aggredito Dainelli non limitandosi a insulti e minacce: sarebbero anche volati un paio di schiaffoni. Tutto però rimane al condizionale. Anche ieri, davanti al magistrato e agli uomini della Digos  i calciatori sono stati colpiti da vuoti di memoria e in generale hanno continuato a minimizzare l’accaduto. L’ipotesi di reato nei confronti degli ultrà su cui lavora il pm va dalla violenza privata al sequestro di persona e il magistrato non demorde. L’irruzione nello spogliatoio è giudicata importante non solo di per sé — perché fa emergere i rapporti fra le frange estreme del tifo e i calciatori — ma anche perché si intreccia con l’indagine sul derby dell’8 maggio 2011. Anche il fascicolo sul derby è nelle mani del pm Mazzeo, negli atti trasmessi dalla Procura di Cremona sono contenute intercettazioni fra tifosi in cui si fanno i nomi di Dainelli, Criscito, Milanetto, Palacio.

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