RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Massimo Cecchini) – Prandelli: “La mia Italia è stata snobbata. So fare il mio lavoro, ma se alleno 3 volte in 8 mesi…”…
Lo stupore, il rimpianto, l’amarezza, i propositi, l’avvertimento. Cesare Prandelli nei titoli di coda dell’Europeo lancia un avviso i naviganti: “Se tra sei mesi la situazione non cambiasse, allora farei una riflessione”.
Paese vecchio. Si comincia, però, dai sassolini. “Non avrei mai pensato di dover ringraziare i giornalisti. A me le critiche piacciono se non diventano uno strumento violento. Penso a mio figlio Niccolò. Si parlava più di lui che dei convocati. Ci sono rimasto malissimo. È un professionista serio. Se si attacca sul piano personale non mi sta bene. Sono stato ferito umanamente”. Ma il c.t. ritrova il sorriso grazie alla Nazionale della quale è pronto a diventare una sorta di coordinatore, dalla prima squadra all’Under 15. “Possiamo essere orgogliosi di questa Italia. È propositiva e corretta, senza polemiche. C’è non solo un’idea tecnica, ma anche comportamentale. Può essere un esempio per tutto il Paese, che invece è vecchio, ha idee vecchie e una mentalità vecchia. Non ha voglia di cambiare. Invece il calcio è un veicolo importante. Ha potenzialità, strutture e persone valide. Dobbiamo avere la forza di crederci. Il risultato non deve essere condizionante. Abbiamo costruito una Nazionale con una mentalità di club. In 30 giorni abbiamo fatto cose che in una squadra non si raggiungono in 6-7 mesi. Ecco, sono felice perché il presidente Napolitano ha riconosciuto il nostro modo di pensare”.
Disinteresse Lega. Ora però c’è il futuro che avanza. Ad esempio, troveremo un nuovo Pirlo? “Detto che Andrea ha le potenzialità e la volontà di giocare per altri due anni, i giovani vanno inseriti. Ma se non giocano a livello europeo, come facciamo? Per questo chiedevo ogni 50-60 giorni di verificare la crescita di certi ragazzi. Gli stage (all’inizio bocciati dalla Lega di A, ndr) servivano a valorizzare il lavoro dei club. Credo di saper fare il mio lavoro, però se mi fanno allenare 3 volte in 8 mesi non so se sono all’altezza”. La verità è amara. “Della Nazionale non frega niente a nessuno. Un esempio? Noi giochiamo con l’Inghilterra il 15 agosto e quando hanno fissato la Supercoppa? Il 12 a Pechino… (e così nell’amichevole non avrà né juventini né napoletani, ndr). Non sono un politico. Io ho rapporti con giocatori e allenatori. Con i tecnici parliamo la stessa lingua, da loro ho trovato sempre collaborazione”.
Rimpianti. Prandelli, poi, ripensa alla finale. “L’unico rammarico è non aver potuto avere due giorni di riposo in più. Forse avrei dovuto avere più coraggio e inserire altri giocatori, ma sarebbe stata una mancanza di rispetto per chi ci aveva portato fino a lì. La vittoria, però, forse avrebbe fatto perdere l’equilibrio a tutti, ma quando saremo pronti a vincere lo saremo anche per rivincere. Occorre continuità, altrimenti avremo picchi e cadute. Sono convinto che abbiamo necessità di cambiare. Non pretendo nulla, non pongo condizioni. I dubbi sulla mia permanenza sono spariti quando con la Federazione abbiamo parlato e verificato la volontà comune di cambiare. Io sono stato bravo a restare equilibrato. Penso al k.o. di novembre con l’Uruguay: ho ricevuto complimenti da tutto il mondo e critiche dal nostro ambiente. Qualcuno diceva che bisognava tornare indietro. Invece noi abbiamo voglia di fare qualcosa di nuovo. Certo, se fra sei mesi i problemi non fossero risolti, se in questo frattempo continuassi a fare solo due allenamenti, una riflessione la farei”. Una minaccia? No, un invito a fare sul serio. Perché sprecare questa voglia di rinnovamento sarebbe un delitto.