LA GAZZETTA DELLO SPORT – L’era di Prandelli e il problema dell’attacco. E così non vinciamo più da ormai sette mesi…
Questa è una storia di contraddizioni che hanno alterato gli anticorpi dell’Italia di Prandelli, l’hanno via via debilitata e fatta contagiare da quel virus sottile che si chiama mal di gol. Il nostro attacco ha iniziato a incepparsi sette mesi fa a Wroclaw, 2-0 secco, gol di Pazzini e Balotelli. Da allora, l’Italia ha segnato due reti in cinque gare e non ha più vinto: due reti in sette mesi e ora con l’Irlanda ci toccherà provare a farne almeno tre tutte in una volta, in 90′. A suo tempo Prandelli ha puntato la bussola dritto in una direzione: calcio di qualità, votato a segnare più che a non far segnare. Seminare senza raccogliere. Anche lungo la strada che l’aveva portata all’Europeo, l’Italia non aveva sparso gol in quantità: 17 effettivi in 9 gare (più una vinta 3-0 a tavolino), 5 segnati tutti in una volta, e in casa contro le Far Oer. […]
Sei volte su 22 l’Italia di Prandelli non ha segnato e otto volte si è accontentata di un gol – qui due volte su due – quasi fosse intrisa di Juve anche nel pareggiare partite che si sarebbero potute vincere.
C’è Mario e Mario C’è chi ha il Mario che non sbaglia un colpo (Germania: Gomez; Croazia: Mandzukic) e chi il suo Mario (Balotelli) lo sta ancora aspettando. La trama dei film sugli attaccanti difficilmente è a sorpresa e di solito, in queste manifestazioni, può bastare anche un solo killer: per questo siamo qui a interrogarci su Di Natale o sul Destro che era in stato di grazia ma ora è in vacanza. Poi magari basta un atto di fede, iniziamo a segnare e non smettiamo più: quello che servirebbe lunedì, in faccia e alla faccia del Trap.