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MOTOGP. Agostini: “Valentino non è finito”

Giacomo Agostini, 70 anni appena compiuti e 15 titoli mondiali vinti, parla di Vale, Stoner e dei suoi gloriosi ricordi

(Getty Images)

Giacomo AGOSTINI, 15 titoli mondiali, 123 Gran premi vinti, 162 podi, 18 vittorie nei campionati italiani, per un totale di 311 gare vinte, fa il tifo per il “Dottore”. «Ora che non corro più sono un suo grande tifoso. Adoro come guidano Valentino e Lorenzo», dice il grande “Ago”, che sabato spegnerà su 70 candeline.

IL TIFO PER VALE– «È dura per lui. Per vincere sono lontani. Ogni anno cambiano moto, se azzeccano quella giusta potrebbe farcela. Ma hanno contro colossi giapponesi». Per Rossi la parabola discendente sembra comunque iniziata. «Questi momenti arrivano per tutti. Forse non riuscirà a fare quello che faceva prima, a staccare tutti. Forse se rimaneva alla Yamaha. Ma è stata una sua scelta, non so se si è pentito. All’inizio sembrava un grande matrimonio, ma non ha dato i risultati sperati. Valentino in moto si diverte ancora. No, Valentino non è finito».

SU STONER– «Dispiace che Casey si ritiri, è uno che dà sempre spettacolo. Forse gli manca la sua famiglia, la sua campagna australiana, le sue mucche. Forse ama più queste cose della moto».

LA SECONDA VITA DI AGO– Da 35 anni Giacomo Agostini non corre più e ha tentato altre strade. Prima di tornare nel mondo delle moto come team manager (prima alla Yamaha poi alla Cagiva), è anche stato il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine a livello manageriale. Negli anni ’60 è stato un habituè del gossip nei rotocalchi rosa che gli attribuirono decine di flirt con attrici, modelle e star dello spettacolo. Ha fatto da testimonial per importanti aziende, partecipato a campagne pubblicitarie, perfino a fotoromanzi e film. Insomma, non si è fatto mancare niente. «Per me questo compleanno è un giorno comunque fortunato. Sarei un vigliacco a lamentarmi. Gesù ha vegliato su di me, madre natura mi ha assistito. Ma sarei contento anche se avessi avuto meno. Nella vita bisogna pensare anche a chi è meno fortunato. Io ho avuto una grande passione e sono arrivato, tanti non ci riescono. Ho fatto quello che volevo fare, fin da piccolo sognavo di correre in moto». I ricordi di Ago si spingono fino ad un altro motociclismo, più genuino, più vero. «Da ragazzo la prima gara fu la Trento-Bondone. Arrivai secondo con un motorino pagato a rate, e con gli amici festeggiai con 5 chili di pane e salame. Fu una felicità quasi pari a un Mondiale». Il Motomondiale di oggi è più televisivo ma soprattutto è molto più tecnologico. «Le gare restano molto belle ma la tecnologia ha tolto un pò di potere ai piloti. Un pilota bravo resta bravo ma contano anche i soldi. E oggi i costi del Motomondiale sono troppo elevati. Una volta noi eravamo tutta una famiglia».

Redazione Sportiva