RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Fabio Licari) – Duello rossonero, vince il passato: l’ex firma di testa la rimonta dell’Ucraina sulla Svezia…
Sheva atterra Ibra, vecchio Milan batte nuovo Milan e l’Ucraina se ne va: piegata la piccola Svezia, e considerati soprattutto gli affanni di Francia e Inghilterra, la qualificazione — a incrociare col gruppo dell’Italia — adesso si può fare. Al gol dello svedese replica Sheva, due volte, sempre di testa. Ma Sheva non è un caso: è invece il terminale imprevedibile di una squadra moderna, avvolgente, che gioca sempre in profondità spinta dal suo pubblico, con una cifra tecnica notevole da Tymoshschuk in avanti. E, pare, ancora tanto fiato da spendere. Tutte qualità che non appartengono alla Svezia, tremendamente Ibra-dipendente. E in più mister Hamren mette dentro quelli buoni soltanto nel finale. È 2-1 soltanto perché ai vari Konoplyanka e Voronin manca un po’ di cattiveria.
Ucraina moderna. La manovra scorrevole degli ucraini mette subito alle corde la Svezia. Blokhin chiude nel cassetto gli esperimenti degli ultimi anni e schiera un 4-3-1-2 che copre tutto il campo anche in orizzontale. Grazie ai tempi dettati da Tymoshschuk, grazie soprattutto alle verticali delle due mezzali, Yarmolenko a destra e Konoplyanka a sinistra, che né Lusting né Olsson riescono mai a rallentare. Dai loro inserimenti – e dalla velocità di esecuzione di Nazarenko tra le linee – la difesa svedese viene presa d’infilata: Voronin tira da fuori, Sheva predilige la manovra, Mellberg deve usarle tutte per fermarlo.
Ibra solo. L’ex stopper juventino ci riesce per un tempo, il primo, nel quale la Svezia ha almeno un merito: difendersi con due linee di quattro, senza richiamare uno dei due attaccanti, contro la tendenza dominante del calcio contemporaneo. Ibra resta infatti davanti, affiancato dall’invisibile Rosenberg: ma palloni zero. E se il gol ucraino ancora non arriva, i segnali ci sono tutti già nei primi 45′: Sheva mette fuori di poco, Voronin scarica da lontano su Isaksson, Yarmolenko è stoppato due volte quasi sulla linea. Unica replica svedese, naturalmente, firmata Ibra: palo esterno.
Doppio Sheva. Sempre Ibra illude al 7′ del secondo tempo, tocco sottorete su assist di Kallstrom, uno di quelli con idee chiare. Illusione, appunto, perché neanche tre minuti e la Svezia s’arrende alla velocità della manovra ucraina: Yarmolenko s’allarga a destra e, sul suo cross, Sheva anticipa di brutto Mellberg, 1-1. Al 16′, la gran giocata della serata: su angolo Sheva gira letteralmente attorno a Ibra e schiaccia di testa, sul primo palo, forte e angolatissimo, 2-1, lo stadio va giù.
Troppo tardi Svezia. Meglio l’Ucraina, non ci piove. Qualcosa, però, la Svezia può rimpiangere: aver schierato Svensson e Wilhelmson troppo tardi. Nel finale i due danno un altro ritmo e, soprattutto, nuove geometrie allo statico 4-2-3-1 di partenza: il vecchio centrale contende le chiavi del centrocampo a Tymoshschuk e l’attaccante trova la profondità ma, peggio per lui, non la precisione. Anche Ibra non ci sta: la gran botta da fuori però finisce su Pyatov. Poi nel finale Mellberg alza troppo la misura del pallonetto su assist, ancora, di Ibra. Ma il pari sarebbe stato una beffa.